Orlando (Pd): "Il nemico è la destra, servono risposte più radicali sui temi sociali"

Il ministro del Lavoro Andrea Orlando: “Attenti, il nemico è la destra di Meloni. E per battere la destra bisogna votare Pd”.

Orlando (Pd): "Il nemico è la destra, servono risposte più radicali sui temi sociali"
Andrea Orlando
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24 Luglio 2022 - 10.33


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Elezioni, il Pd è ad un bivio, che poi è il solito: continuare a guardare verso posizioni centriste alla Renzi o puntando su un orizzonte maggiormente popolare e progressista, non fosse altro che per recuperare quei milioni di cittadini che non vanno più a votare? Teme che la campagna elettorale degeneri in una sfida tra ex alleati, Pd e M5s, Andrea Orlando, ministro del Lavoro, tra i principali esponenti dem. «Attenti, il nemico è la destra di Meloni», mette in guardia. «E per battere la destra bisogna votare Pd».

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Con il M5s è finita. «Non vedo il modo di recuperare», dice Orlando, che rivendica di essere stato tra quelli che hanno lavorato di più per mantenere insieme la coalizione, “sono stato perfino attaccato per questo”.

Il Partito democratico, secondo il dem, deve avere l’ambizione di essere «una forza che si candida a guidare il Paese come allora», come fu nel 2008 con Veltroni. «Dobbiamo avere l’ambizione di risposte più radicali, rispetto a quelle costruite in una maggioranza così composita, a temi come salari, povertà, precarietà, oltre ai nodi sul futuro».

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Sì a Bersani e Speranza, sarebbero «candidature utili al messaggio che vogliamo dare». Mentre con il programma di Renzi, nota il ministro, «ci sono distanze significative sulla lettura della società».

Quanto al `campo Draghi´ con un fronte anti-destre promosso da Franceschini, secondo Orlando «non possiamo partire dalla tattica elettorale, ma dalla strategia per il futuro». E «una coalizione è credibile se ha un messaggio per il Paese, non semplicemente contro qualcuno», aggiunge.

Il Pd, secondo Orlando, deve rivolgersi a più fasce di elettori: «L’elettorato moderato che ora teme l’egemonia meloniana ed anti-europea», gli «astensionisti», le «fasce più deboli della società» e i «giovani». 

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