Fine vita, via libera dalla Camera, ora il testo passa in Senato, Cappato: "Bene, ma è ancora discriminatorio"

Il testo sul fine vita è stato approvato dalla camera dei deputati, che ha inviato la proposta al Senato che dovrà vagliarla.

Fine vita, via libera dalla Camera, ora il testo passa in Senato, Cappato: "Bene, ma è ancora discriminatorio"
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10 Marzo 2022 - 15.43


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Alla camera è arrivato il via libera alla proposta di legge sulla morte volontaria mediamente assistita. Approvato a Montecitorio con 253 voti a favore, 117 contrari e un astenuto, il testo sul fine vita dovrà ora passare al Senato che si esprimerà sulla questione. Nel testo, non è più punibile il fine vita se praticato in autonomia dal paziente. Si tratta quindi di suicidio mediamente assistito, altra cosa rispetto all’eutanasia praticata dai medici.

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Il suicidio assistito potrà essere richiesto dal paziente maggiorenne, in grado di intendere e di volere, già coinvolto in un percorso di cure palliative (rifiutate dallo stesso paziente). Colui che chiederà il suicidio assistito deve essere affetto da una patologia irreversibile e da prognosi infausta, che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche assolutamente intollerabili. Inoltre, il paziente deve essere tenuto in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale, la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente.  

Critico su twitter Marco Cappato. “La legge sul #finevita è passata alla Camera. Bene. Non è #eutanasialegale e discrimina ancora i pazienti che non dipendono da terapie (es. malati di cancro). Noi continueremo ad aiutare anche loro. Ora tocca al Senato migliorare, se ci sarà informazione”.

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Il testo licenziato dalle commissioni recepisce la sentenza del 2019 della Corte costituzionale che aveva chiesto al Parlamento di colmare il vuoto normativo dopo essersi pronunciata sul caso di Marco Cappato, processato e poi assolto per avere aiutato Dj Fabo a morire. La sentenza aveva stabilito che non può essere punito chi agevola il suicidio di un malato terminale a patto che sussistano una serie di condizioni (tra cui l’irreversibilità della malattia, che questa sia fonte di gravi sofferenze, la piena coscienza del paziente e la sua dichiarata volontà di porre termine a tale condizione, il fatto che il malato sia tenuto in vita da trattamenti di sostegno).

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