Cuperlo: "D'Alema sbagliò a sopravvalutare il renzismo, bisognava combatterlo da dentro"

Il presidente della Fondazione Pd parlando del possibile rientro nel Pd dei fuoriusciti di Articolo 1: "C'è chi nel Pd è rimasto, si è battuto da dentro a viso aperto e i fatti alla fine ci hanno dato ragione".

Cuperlo: "D'Alema sbagliò a sopravvalutare il renzismo, bisognava combatterlo da dentro"
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3 Gennaio 2022 - 11.46


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Le parole di Capodanno hanno riaperto il vaso di Pandora: gli ex renziani rimasti nel Pd ne approfittano per chiedere un congresso nella speranza di riprendersi la leadership del partito, Letta è in difficoltà e i prodigano – vedi Sandra Zampa – accusano D’Alema di non aver mai creduto al Pd.

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“Io sono contento quando la sinistra allarga il suo consenso e quando il Pd, come sta accadendo con Letta, diventa perno di una alleanza aperta, sociale e civica in grado di rinnovare il Paese e battere una destra pericolosa. Si può fare e lo abbiamo appena dimostrato con il voto nelle città”.

Lo afferma Gianni Cuperlo, presidente della Fondazione Pd parlando del possibile rientro nel Pd dei fuoriusciti di Articolo 1.

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Sulle parole di D’Alema, che ha definito la fase renziana del partito come una “malattia che per fortuna è guarita da sola”, Cuperlo dà un giudizio diverso: “Personalmente e con altri quella stagione l’ho sempre contrastata, convinto che il senso del Pd fosse più forte del leader che lo guidava in quel momento e che ad alcuni sembrava imbattibile. La scissione di Articolo 1 ha invece sopravvalutato il renzismo e sottovalutato la domanda di unità dei progressisti e della sinistra. Credo che D’Alema abbia l’onestà intellettuale per riconoscerlo. D’altra parte c’è chi nel Pd è rimasto, si è battuto da dentro a viso aperto e i fatti alla fine ci hanno dato ragione”.

Il giudizio di Cuperlo sul periodo renziano è che “quella stagione ha prodotto cose buone, le unioni civili o gli 80 euro, ma anche errori gravi, penso alla precarizzazione del mercato del lavoro, che assieme alla personalizzazione del potere hanno portato alla duplice sconfitta nel referendum costituzionale e alle elezioni politiche del 2018”.

Per Cuperlo non c’è il rischio che con il rientro di D’Alema e Bersani il Pd regali il centro alla destra: “In un Paese con sei milioni di poveri, tassi di occupazione femminile da fondo classifica, meriti non riconosciuti e disuguaglianze accresciute mi chiedo cosa voglia dire schiacciarsi troppo a sinistra. Senza riforme radicali – spiega – rischiamo di compromettere le potenzialità di questi mesi e anche il lavoro del governo Draghi a partire dall’utilizzo migliore dei fondi europei”.

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