Salvini riprende la solfa sovranista del Santo Natale e del presepe, mentre i bambini migranti congelano

"L'Europa in cui voglio che crescano i miei figli non è quella della circolare della Ue che dice che non si parla di 'Maria e Giuseppe', e non si dica 'buon Natale', ma 'buona vacanze'". Lo ha detto Matteo Salvini, parlando all'assemblea dell'Udc.

Salvini riprende la solfa sovranista del Santo Natale e del presepe, mentre i bambini migranti congelano
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3 Dicembre 2021 - 15.18


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La circolare della discordia, quella che secondo la destra sovranista voleva ‘vietare il Natale’ (non diceva affatto questo: ne abbiamo scritto qui) è stata ritirata in seguito alle vibranti proteste intrise di santità da parte dei soliti noti. Ma nonostante il Natale sia stato salvato, può mai Salvini rinunciare a una polemica che può dare legna al suo fuoco della polemica per settimane? 

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“L’Europa in cui voglio che crescano i miei figli non è quella della circolare della Ue che dice che non si parla di ‘Maria e Giuseppe’, e non si dica ‘buon Natale’, ma ‘buona vacanze'”. Lo ha detto Matteo Salvini, parlando all’assemblea dell’Udc, in corso a Roma, presso il Marriot Hotel. “Io vi auguro, allora, in anticipo un ‘buon santo Natale’, spero che nessuno si offenda e che nelle case degli italiani ci sia il santo presepe”, conclude Salvini. 

Partiamo da una semplice considerazione, che era anche la premessa della circolare della Commissione Europea: non possiamo dare per scontato che tutti siano cristiani. Non lo sono gli ebrei, per esempio, di cui si stima una popolazione in Europa di 1,329,400 milioni di individui; non lo sono i musulmani (25,7 milioni), gli induisti (85,000), i buddisti (1.856.314). Senza contare che secondo un sondaggio del 2010 (quindi con molte probabilità che nel frattempo le cose siano parecchio cambiate), il 20% della popolazione europea si dichiarava atea, con picchi altissimi in alcuni paesi come Germania, Francia, Spagna e persino la cattolicissima Italia. Cattolica solo sulla carta, specie guardando il livello della politica e partendo dall’assunto (sbagliato, nel nostro caso) che la politica sia lo specchio del popolo. 

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Fa effettivamente accapponare la pelle sentire Salvini augurarsi che “nelle case degli italiani ci sia il santo presepe” e non avergli sentito dire una parola, rivolgere una preghiera o un pensiero per quel bambino migrante che è morto congelato (‘al freddo e al gelo’ non valeva solo per Gesù bambino) nei boschi al confine tra Polonia e Bielorussia. Raccapricciante che il Natale sia una macchina consumistica, in cui l’importante sia avere il santo presepe e l’albero addobbato nei salotti di casa grondanti luce e leccornie, mentre i poveri sono abbandonati al loro destino. 

Suona retorico, perché lo è: tutti abbiamo bisogno di questo Natale, specie dopo quello dell’anno scorso, con centinaia di morti di Covid al giorno e famiglie lacerate dalla paura del contagio. E quindi spenderemo, mangeremo e ci divertiremo, augurandoci buon natale, buon anno e buona vita e la Commissione europea non aveva nessuna intenzione di venire a bussare alle nostre porte intimandoci di posare lentamente a terra la fetta di panettone. 

Ma, se di radici cristiane vogliamo parlare, allora tanto vale ricordare la storia del Natale: quella ufficiale, evangelica, quella scritta nei vangeli che Salvini sventolava in pubblico insieme ai rosari. Una famiglia di migranti viene respinta da ogni locanda ed è costretta a fermarsi in una grotta buia e fredda, dove la donna dà alla luce un bambino che verrà riscaldato dal fiato degli animali. 

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Se Gesù fosse oggi un migrante, se fosse uno di quei bambini pigiati l’uno contro l’altro per proteggersi dal freddo di dicembre, chissà quale ruolo avrebbe Salvini nelle sacre scritture, se l’angelo Gabriele oppure il re Erode. 

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