Boschi attacca Prodi, critica Letta e lancia un 'ultimatum' al Pd: "O noi o M5s..."

La capogruppo di Italia viva alla Camera: "Vuole cambiare i gruppi parlamentari nei quali non incide per nulla"

Boschi attacca Prodi, critica Letta e lancia un 'ultimatum' al Pd: "O noi o M5s..."
Renzi e Maria Elena Boschi
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2 Dicembre 2021 - 16.52


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Loro fanno tante domande agli altri e, ultimamente, fanno il cosiddetto gioco del rinfaccio, ossia mettono in evidenza le contraddizioni degli altri. Giochino legittimo.

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Ma se questo è lo schema, dovrebbero dire una volta per tutti perché Matteo Renzi e Maria Elena Boschi stanno ancora in parlamento dopo aver promesso che avrebbero lasciato la politica. Anzi: “smetto di far politica”, disse Renzi, dicendo anche che voleva una politica anglosassone, ossia due mandati e via.

 Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia viva alla Camera, auspica che il governo Draghi continui a lavorare e non ci siano spaccature, perché “andare a votare serve a qualche partito, andare avanti serve al Paese”.

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Tra coloro che vogliono andare a votare, secondo Boschi che parla in un’intervista a La Stampa, c’è anche il Pd: Letta “vuole cambiare i gruppi parlamentari nei quali non incide per nulla. Allo stesso modo Conte, Salvini e Meloni preferiscono il voto nel 2022 perché più utile per i loro partiti. Noi invece siamo concentrati su ciò che serve all`Italia”.

E in vista di possibili elezioni Boschi dice: “Il Pd scelga. Se preferisce allearsi con Toninelli anziché con Bellanova vorrà dire che non ci sono più i compagni di una volta e ne prenderemo atto. Se il Pd sposa i populisti noi lavoreremo per una casa comune liberal democratica e certamente riformista”.

E poi su Prodi e i suoi giudizi su Iv afferma: “Ho sempre avuto stima per Prodi tanto da votarlo nel 2013 come presidente della Repubblica, ma oggi faccio fatica a riconoscerlo. A destra ci stanno Meloni e Salvini, non Renzi. Il governo con la Lega lo ha fatto il M5S di Conte, non noi. Se Prodi non vede la differenza significa che è accecato dal risentimento perché nel 2015 Renzi gli ha preferito Mattarella per la corsa al Quirinale. A distanza di sette anni posso dire che ha fatto bene”.

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Che dire? Sindrome dell’accerchiamento. Peccato.

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