Prodi sulla candidatura di Berlusconi al Quirinale: ”È un suo legittimo desiderio, ma se solo imparasse a contare..."

Nei giorni in cui Italia e Francia rafforzano l’asse e siglano il Trattato del Quirinale con una cerimonia solenne a Roma, Romano Prodi guarda con preoccupazione al di là delle Alpi: “Quello che mi preoccupa è un rigurgito di sovranismo in Francia".

Prodi sulla candidatura di Berlusconi al Quirinale: ”È un suo legittimo desiderio, ma se solo imparasse a contare..."
Romano Prodi e Silvio Berlusconi
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26 Novembre 2021 - 09.30


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Sulla presunta candidatura del cavaliere, Silvio Berlusconi, al Quirinale si sono espressi in molti, anche Romano Prodi con un’intervista alla Stampa. Il Pd è “troppo piccolo per dare le carte sul Colle”, così come troppo piccola è Forza Italia e il suo leader che sogna il Quirinale: ”È un suo legittimo desiderio, ma se anche Berlusconi imparasse a contare, capirebbe che non è realizzabile”.

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L’ex presidente del Consiglio e della Commissione Ue afferma che la trasformazione dei 5 stelle da forza antisistema a istituzionalizzata “era fatale”, ma ha aggiunto: “Pensavo che dopo l’uscita di Di Battista il processo accelerasse”. Non sopravvivrebbe a una scissione, però, perché “se si dividono ancora, vanno a finire in nulla”. Quanto a Matteo Renzi, ”è la sua vita che l’ha portato a destra – ha osservato Prodi – Se rompi, rompi, rompi… c’è stato un attimo in cui progettava di dar vita a un centro moderato, poi si è messo a litigare anche con quel poco di centro che c’è!”. Come Carlo Calenda che è “molto più empirico”, è “bravo, ma impaziente. In politica la pazienza è fondamentale”. Paziente è Enrico Letta: Romano Prodi plaude al lavoro di riunione dei riformisti che sta portando avanti.

Nei giorni in cui Italia e Francia rafforzano l’asse e siglano il Trattato del Quirinale con una cerimonia solenne a Roma, Romano Prodi guarda con preoccupazione al di là delle Alpi.

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Perché se è vero che l’Europa dei sovranisti sta arretrando, ha spiegato l’ex presidente del Consiglio e della Commissione Ue “quello che mi preoccupa è un rigurgito di sovranismo in Francia. Che per motivi di politica interna un uomo come Michel Barnier metta delle piccole zeppe perché è entrato in una situazione pre-elettorale, mi colpisce.

Sa bene che il diritto europeo deve stare sopra quello degli Stati, sennò si sfascia tutto. Ancora una volta c’è un aspetto della Francia profonda che rallenta la corsa”. Ed ancora: “Ho visto molte volte la Francia governare con lo specchietto retrovisore. E invece ora bisogna definire una volta per tutte i confini dell’Europa: entrino Albania, Serbia e gli altri Paesi della ex Jugoslavia. Poi basta. La Turchia ha scelto un’altra strada”.

Secondo Prodi, per esempio, “il dramma delle tensioni che ci sono oggi con Polonia e Ungheria è estremamente inferiore rispetto a quel che sarebbe successo senza l’allargamento”. “Non possiamo noi europei finanziare muri. Davanti a quel che accade in queste ore, anche nella Manica, spero che i Paesi del Nord si accorgano finalmente che l’immigrazione è un problema di tutti e cambino le regole di Dublino” è l’auspicio di Romano Prodi.

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Però l’Europa deve uscire dal meccanismo dell’unanimità, “sia per la politica contingente che per il semplice fatto che con il diritto di veto un nano si sente un gigante”. E perché la democrazia deve rispondere con efficienza agli autoritarismi: Prodi osserva “un’involuzione” in molte aree del mondo, come in Africa dove “abbiamo assistito a una gioiosa speranza di democrazia”, ma ora “quelli che hanno vinto le elezioni cambiano la costituzione in senso autoritario per rimanere al potere”.

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