Conte avverte: "Mi preoccupa la conflittualità interna alla Lega, Draghi rischia di non arrivare al 2023"

Il leader del Movimento 5 stelle: "Per il Quirinale troppe variabili, presto per parlarne"

Giuseppe Conte
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28 Settembre 2021 - 09.23


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Giuseppe Conte fa un’analisi della situazione nella maggioranza prima delle elezioni amministrative, soffermandosi soprattutto sui problemi che sta affrontando la Lega.
“Noi abbiamo grande energia in vista di questo voto” assicura Giuseppe Conte, che mostra sicurezza sulla tenuta del “nuovo corso” dei 5 stelle anche alle elezioni amministrative, “abbiamo proposte politiche forti a Napoli, a Bologna con il Pd, in Calabria e anche a Roma…”, dove “i sondaggi danno Raggi in forte risalita”. 
“La Lega è in confusione totale, ha una conflittualità interna che mi preoccupa molto” dice Conte, parlando da alleato nella maggioranza che sostiene il Governo Draghi. “La vicenda personale” di Luca Morisi, inventore della “Bestia” di Matteo Salvini, “non posso giudicarla, lasciamo che l’inchiesta faccia il suo corso. Certo Morisi è stato interprete del salvinismo più aggressivo, che andava a citofonare in giro e rincorreva l’immigrato di turno, alimentando le paure nel Paese. Sorprende come il leader della Lega applichi un metro di valutazione indulgente nei confronti degli amici, rispetto a quanto fatto con gli avversari in passato. Questo non è accettabile da parte di chi ha una responsabilità politica, serve uniformità di giudizio. Comunque, è un ulteriore elemento che si aggiunge al caos leghista e queste fibrillazioni possono far male al governo”.
Al direttore della Stampa, Massimo Giannini, che gli domanda se concorda con Andrea Orlando che non si strapperebbe i capelli se Matteo Salvini uscisse dalla maggioranza, Conte risponde che ”è una valutazione complessa, potrebbe anche uscire, perché i numeri in Parlamento ci sono, ma credo non sia auspicabile un rafforzamento dell’opposizione in questa fase delicata, mentre attraversiamo il guado. Spero che la Lega si chiarisca le idee, non può dire una cosa e il suo contrario nella stessa giornata”. Perché “con questa maggioranza e questi problemi mi sembra improbabile arrivare al 2023”.
Si apre quindi il capitolo Quirinale. Ieri Giorgetti ha detto Draghi al Colle. “Anche su questo vedo grande confusione: prima dicono Draghi fino al 2023, poi Salvini lancia Berlusconi per il Quirinale, ora Giorgetti ribalta la prospettiva. Io non partecipo al gioco della destabilizzazione, le tirate di giacca fanno male: per il Colle ci sono tante variabili da considerare e ne parleremo in prossimità della scadenza” assicura Conte.
C’è poi il fronte delle cose da fare. Le riforme istituzionali, “dopo questa tornata elettorale inviterò i leader dei partiti a confrontarsi: non possiamo fare una riforma completa, ma due o tre cose sono necessarie. La previsione di una sfiducia costruttiva in caso di crisi di governo, la modifica dei regolamenti parlamentari per evitare i passaggi da un gruppo all’altro nella stessa legislatura, il potere del presidente del Consiglio di revocare i ministri, serve un meccanismo di stabilizzazione della figura del premier”. E poi riapertura di cinema e teatri, transizione ecologica, interventi per scongiurare il caro bollette, salario minimo, difesa del reddito di cittadinanza – il referendum proposto da Matteo Renzi per abrogarlo, è “un atto vigliacco” dice Conte – estensione dell’Ape sociale. 
Poi una valutazione sull’ovazione che ha accolto Mario Draghi in Confindustria: “Siamo stati il governo che ha tagliato di più le tasse e aiutato di più le imprese” spiega Conte, “credo che gli imprenditori siano stati un po’ ingenerosi, ma dormo lo stesso la notte”.

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