L'Italia è molto di Destra. Fratelli d'Italia cala nei sondaggi ma resta il primo partito
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L'Italia è molto di Destra. Fratelli d'Italia cala nei sondaggi ma resta il primo partito

Al secondo e al terzo posto, Lega (19,8%) e Partito Democratico (19,1%) rimangono piuttosto stabili

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni
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17 Settembre 2021 - 14.53


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Dopo due sole settimane di “ritorno alla normalità” successiva alla lunga pausa agostana, la nostra Supermedia si prepara ad un nuovo periodo di black-out: questa volta, il silenzio sarà imposto per legge a tutti i sondaggi politico-elettorali, visto l’approssimarsi dell’importante appuntamento elettorale del 3 e 4 ottobre.
Vedremo, in un approfondimento speciale dedicato interamente a queste elezioni, cosa dicono i sondaggi sulle sfide nelle principali città e nell’unica regione (la Calabria) in cui si va al voto.
Oggi andiamo invece ad aggiornare i consueti dati sulle intenzioni di voto alle forze politiche nazionali.
Un aggiornamento quanto mai necessario, per due motivi: il primo motivo è che questa settimana possiamo includere nel nostro calcolo anche i dati di alcuni istituti che non avevano ancora pubblicato sondaggi dopo la pausa estiva, e quindi possiamo avere una fotografia più “robusta” degli equilibri che vi sono nel Paese; il secondo motivo è che proprio questa fotografia verrà usata come pietra di paragone quando – fra 3 settimane – torneremo a poter analizzare i nuovi sondaggi che saranno usciti, stavolta, dopo le elezioni del 3 e 4 ottobre, i cui risultati potrebbero avere effetti rilevanti (come avvenuto spesso in passato) sul quadro politico nazionale.
L’aggiornamento non porta con sé novità clamorose, ma qualche considerazione di sostanza sì. Nel voto alle liste, Fratelli d’Italia continua a detenere la prima posizione con il 20,3%, in calo dello 0,4% rispetto al dato della scorsa settimana.
Al secondo e al terzo posto, Lega (19,8%) e Partito Democratico (19,1%) rimangono piuttosto stabili: il dato interessante è che i primi 3 partiti sono tornati a essere racchiusi in uno spazio strettissimo, ampiamente entro il margine d’errore medio (+/- 3%) della grande maggioranza dei sondaggi. Anche tutti gli altri partiti, dal Movimento 5 Stelle (16,3%) giù giù fino ai Verdi (1,7%) restano stabili.
Da rilevare come Azione di Calenda sia ridiscesa al 3,3% – un dato in linea con gli ultimi registrati prima della pausa estiva – e soprattutto come sia invece risalita Italia Viva al 2,5%, mezzo punto in più rispetto a fine luglio. In questo caso, la variazione è esclusivamente da attribuire a ciò che dicevamo in apertura sugli istituti di sondaggio che riprendono a pubblicare le loro rilevazioni: nella fattispecie, a incidere sul dato di IV sono i sondaggi dell’istituto EMG, da sempre più “benevolo” della media nei confronti del partito di Matteo Renzi.
Diamo anche uno sguardo agli equilibri delle aree che si fronteggiano in Parlamento: dove la vastissima maggioranza su cui si regge il Governo Draghi rispecchia tuttora gli orientamenti degli italiani, dato che la somma dei consensi ai partiti che fanno parte della maggioranza supera il 73%, con la principale forza d’opposizione (la destra di FDI) poco sopra il 20%.
Ma quello guidato da Draghi è un esecutivo di unità nazionale, e questi numeri non si potrebbero mai tradurre in voti potenziali a un’ipotetica coalizione con a capo l’attuale Presidente del Consiglio. Ecco perché è utile guardare anche alle aggregazioni politiche “pure”, riassemblate in base alle coalizioni che si sono presentate agli elettori alle ultime elezioni politiche, nell’ormai lontano 4 marzo 2018.
L’indicazione importante che ci viene da questo grafico è che il centrodestra (lo stesso che si presenterà unito in coalizione in Calabria e nelle città al voto il 3 e 4 ottobre prossimi) è ancora, e di gran lunga, l’area politica più forte del Paese, poco al di sotto del 50% dei consensi. L’area di centrosinistra comprendente il PD e i soggetti “liberal” vale poco più di un quarto dei consensi (26,6%) mentre il M5S si ferma al 16,3% e la sinistra radicale sotto il 4%. Anche guardando a questi numeri, sarà molto interessante vedere come voteranno gli oltre 12 milioni di italiani che saranno chiamati alle urne fra poco più di due settimane.
Nel frattempo, la politica continua a dividersi sulle decisioni assunte dal Governo in materia di contrasto alla pandemia. La scorsa settimana abbiamo visto come in verità gli italiani siano in larga maggioranza favorevoli sia al Green Pass come è stato utilizzato finora, sia all’ipotesi di una sua estensione. E avevamo visto come anche in relazione all’ipotesi di introdurre l’obbligo vaccinale i favorevoli fossero ben più numerosi dei contrari (e tra gli elettori di tutti i partiti, persino nei più scettici Lega e FDI).
Quello che non avevamo visto ancora era un “confronto diretto” tra questi due strumenti. Quale preferiscono gli elettori? La risposta pare arrivare dall’ultimo sondaggio di EMG, secondo cui la maggioranza assoluta degli italiani (55%) preferirebbe l’obbligo vaccinale, mentre poco più di un quarto preferirebbe “solo” un allargamento del Green Pass. Nel 18% di intervistati che hanno risposto “non so” a questa domanda, è facile immaginare si possano trovare molti italiani contrari sia al vaccino obbligatorio sia all’obbligo di Green Pass per esercitare questa o quella attività.
Un altro bersaglio polemico, questa volta tutto interno alla maggioranza, è stato il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, che di recente aveva espresso posizioni “possibiliste” aprendo all’utilizzo delle nuove tecnologie in materia di energia nucleare. Cingolani ha poi fatto parzialmente marcia indietro dopo un colloquio con il leader del M5S Giuseppe Conte, fermamente contrario al nucleare in qualunque sua forma. Ma come la pensano gli italiani su questa materia, sulla quale sono stati chiamati a esprimersi con un referendum per ben due volte (1987 e 2011)?
Un sondaggio svolto in questi ultimi giorni, Euromedia ha chiesto agli italiani se fossero favorevoli a produrre energia con “centrali nucleari pulite”. Posta così, la domanda ha ottenuto un 41,2% di favorevoli e un 35,1% di contrari. È verosimile però che, su questo tema, le posizioni siano diverse. La domanda posta, in modo più “neutro” da SWG lo scorso giugno (“Oggi data l’attuale situazione energetica, secondo lei ha senso riconsiderare le possibilità di usare il nucleare?”) otteneva un 67% di contrari e solo un 33% di favorevoli, pienamente in linea con il dato registrato 10 anni fa, dopo il disastro di Fukushima e prima del referendum che si sarebbe tenuto di lì a pochi mesi.
Più recentemente, SWG è tornata sul tema ponendo una domanda esplicitamente riferita alle affermazioni di Cingolani (“il nucleare non deve essere un tabù”) rilevando un 42% di italiani d’accordo con tali affermazioni – il 71% tra gli elettori della Lega, solo il 23% tra chi voterebbe M5S – ma comunque una maggioranza piuttosto netta di contrari: il 58%.

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