Prodi si scansa dal Quirinale: "Nel 2022 starò a guardare, tutto dipende da Draghi"

Il fondatore dell'Ulivo sull'elezione a presidente della Repubblica: "Se Mattarella dice di non voler essere rieletto sarà così". Poi parla del 2013, quando fu vicino alla carica.

Romano Prodi
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15 Settembre 2021 - 11.07


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Sembra non essere interessato a una carica che per lui è praticamente già assegnata.

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Romano Prodi, ex fondatore de L’Ulivo guarda con tranquillità alla prossima elezione del Capo dello Stato: “Nel voto del 2022 per il Quirinale starò a guardare”.

Il professore si è raccontato in ‘Strana vita, la mia’ il libro scritto con Marco Ascione (Solferino), ora in uscita.

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Sulla possibilità che l’attuale premier punti al Quirinale, Prodi afferma: “Credo che l’incognita dei prossimi mesi riguardi molto Draghi: se sceglierà un grande potere limitato nel tempo o meno potere, ma grande autorità per un tempo molto più lungo”.

Prodi commenta anche l’ipotesi che resti Sergio Mattarella: “Conoscendolo, se dice di non volere essere rieletto, sarà così. Credo a quello che dice”.

Il professore ricorda anche la sua mancata elezione come Capo dello Stato: “Non c’era bisogno del no di Berlusconi per farmi mancare i voti nel 2013. Con la bocciatura al Quirinale non ci sono problemi, non era cosa che facessi il Capo dello Stato, tutto qui. Debbo anche aggiungere che gli anni successivi sono stati tra i più felici della mia vita”. 

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Secondo Prodi “Il riformismo deve trovare un’identità nuova dopo 35 anni di un liberismo che ha devastato i diritti sociali”.

Per il fondatore dell’Ulivo, l’Italia può esprimere il suo ruolo solo se pesa a Bruxelles e con Draghi ”è già così”.

“Abbiamo recuperato in immagine internazionale, ci sono gli aiuti del Next Generation Plan. La Ue ha compiuto un grandioso passo avanti grazie alla conversione di Angela Merkel e della Germania. E grazie alla Brexit, senza la quale non ci sarebbe stato il ripensamento: ex malo bonum” ha affermato.

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Prodi ha parlato anche del futuro dell’Europa, che “deve avere più forza nella Nato e può farlo solo se la Francia mette a disposizione l’arma nucleare e il potere di veto all’Onu, rendendoli risorse non nazionali, ma europee”.
Secondo Prodi, il nostro destino politico e militare ”è con gli Stati Uniti”, ma “bisogna tenere conto degli interessi nazionali ed europei e, dunque, anche dell’esigenza di dialogare con la Cina”, con cui “occorre trovare un modus vivendi. Non so se si troverà, ma bisogna cercarlo”.

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