Ecco le motivazioni della condanna per i contabili della Lega: "Arricchiti con i fondi della politica"

Per il gup quello di Manzoni e Di Rubba "non era un peculato piccolo piccolo, ma un piano costruito nel tempo"

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31 Agosto 2021 - 16.44


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Ecco cosa scrive il gup di Milano Guido Salvini nelle motivazioni, appena depositate, della sentenza con cui il 3 giugno scorso ha condannato Alberto Di Rubba (5 anni di reclusione) e Andrea Manzoni (4 anni e 4 mesi), i contabili per il Carroccio in Parlamento imputati a Milano per il caso della compravendita del capannone di Cormano, nel Milanese, acquistato dalla Lombardia Film Commission e con cui sarebbero stati drenati 800 mila euro di fondi pubblici: “Un modello davvero deteriore quello offerto dagli imputati perché la loro attività di origine politica è risultata soprattutto finalizzata ad ottenere arricchimenti personali”.

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Per il giudice “non si è infatti in presenza di un peculato piccolo piccolo (altra accusa al centro del processo in abbreviato era la turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, ndr) come quello dell’impiegato comunale o del dipendente delle Poste che si appropria di beni custoditi presso il suo ufficio ma, anche al di là dell’ingente profitto personale ottenuto dagli imputati, di un piano costruito nel tempo che si è avvalso per la sua realizzazione delle competenze da un lato di Di Rubba”, che era all’epoca anche presidente di Lfc, “e Manzoni inseriti ad alto livello in enti pubblici e d’altro lato di Scillieri, commercialista esperto e di successo”. Quest’ultimo ha già patteggiato per questa vicenda. Per Di Rubba e Manzoni, che erano finiti ai domiciliari, di recente la misura cautelare è stata attenuata nell’obbligo di dimora.
Insediarsi “in un Ente regionale e sfruttare tale posizione (anche) per dirottare su se stessi denaro pubblico – scrive ancora il giudice nella sentenza di oltre 100 pagine – è un pessimo esempio perché aggiunge sfiducia e rifiuto da parte dei cittadini nei confronti delle amministrazioni territoriali e nella attività politica in genere”.

Nell’inchiesta, coordinata dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi, come si legge nelle motivazioni, gli imputati con le loro dichiarazioni hanno anche mostrato di essere reticenti. “E’ immediato notare come quelle di Di Rubba – si legge ancora – siano dichiarazioni confuse, incerte imbarazzate e in parte contraddittorie. Tutto avviene per caso ogni avvenimento è sfocato, indistinto, come immerso in una nebbia lombarda”.

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