Ecco il perché dello stop di Draghi al Cashback: "Misura onerosa che favorisce i ricchi"

L'analisi dell'uso del Cashback in questi sei mesi ha rilevato che l'uso dei mezzi alternativi al contante e quindi il bonus a questi collegati si concentra al Nord, nelle grandi città, con un capofamiglia di età inferiore a 65 anni.

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1 Luglio 2021 - 09.33


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La decisione di sospendere per sei mesi, potrà infatti tornare in vigore da gennaio 2022, è stata presa dal presidente del Consiglio stesso, il quale ha spiegato i motivi che lo hanno spinto a a ritirare la misura introdotta da Conte. 
Per  Draghi “la misura rischia perciò di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche, con una propensione al consumo presumibilmente più bassa, determinando un effetto moltiplicativo sul Pil non sufficientemente significativo a fronte del costo della misura”. 
Ieri i pentastellati sono insorti contro il ‘blocco’ di sei mesi, confermato dal premier oggi in Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al decreto legge sulle ‘misure urgenti in materia fiscale, di tutela del lavoro, dei consumatori e di sostegno alle imprese’.
Ma il presidente del Consiglio è ‘tranchant’: “Il cashback – ha affermato – ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”.
Per Draghi la maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante si registra tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città, con un capofamiglia di età inferiore a 65 anni, un reddito medio-alto e una condizione diversa da quella di operaio o disoccupato.
Anche se non esistono a tutt’oggi dati specifici a riguardo, è presumibile – il ragionamento del presidente del Consiglio – che siano queste categorie a trarre i maggiori benefici dal Cashback e dai bonus e superbonus collegati.
Inoltre – ha argomentato il presidente del Consiglio – non esiste alcuna obiettiva evidenza della maggiore propensione all’utilizzo dei pagamenti elettronici da parte degli aderenti al Programma. Quasi il 73 per cento delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto dal provvedimento. Pertanto, la maggior parte potrebbe ricevere il massimo vantaggio anche senza intensificare l’uso delle carte, la tesi.
È invece improbabile che – l’osservazione del presidente del Consiglio – chi è privo di carte o attualmente le usa per un ammontare inferiore al plafond possa effettivamente raggiungerlo, perché la maggior parte di loro non può spendere quelle cifre.
Draghi ha anche sottolineato come l’onerosità della misura, pari a 4,75 miliardi di euro, debba essere valutata non solo in relazione ai benefici attesi, ma anche del costo e dell’attuale quadro economico e sociale, che ha visto – nel 2020 – 335 mila nuovi nuclei familiari e oltre 1 milione di persone in più entrare in povertà assoluta (dati Istat).
A fronte degli effetti regressivi, dei costi e delle criticità applicative, non possono a tutt’oggi stimarsi effetti significativi sul gettito. Al contrario, è probabile che le transazioni elettroniche – la riflessione del premier – crescano per effetto del Cashback soprattutto in settori già a bassa evasione, come la grande distribuzione organizzata che, secondo l’Istat, assorbe quasi la metà della spesa al dettaglio, piuttosto che in quelli critici.
Una disamina, quella di Draghi, che non è stata affatto gradita dal Movimento 5 stelle. 
Le altre misure approvate dal Cdm
Dal Consiglio dei ministri oltre allo stop del cashback è arrivato l’ok al ddl delega che aggiorna Codice appalti: ok a norme più semplici e chiare per assicurare efficienza e tempestività nell’affidamento, la gestione e l’esecuzione di contratti e concessioni e semaforo verde a tempi certi per le procedure di gara, per la stipula dei contratti e la realizzazione degli appalti.
Ma la misura più attesa, dopo il confronto della cabina di regia e il dialogo con i sindacati, era lo sblocco dei licenziamenti per l’industria manifatturiera ed edilizia con l’eccezione per il tessile e i settori collegati.
Per questi ultimi settori è prevista un’ulteriore proroga fino al 31 ottobre del divieto di licenziare e l’erogazione di ulteriori settimane di cassa Covid, gratuita. Vengono inoltre assicurate ulteriori 13 settimane, fino al 31 dicembre 2021, di cassa straordinaria per tutte le imprese che non hanno più a disposizione strumenti di integrazione salariale, senza contributi a carico del datore di lavoro.
Per quanto riguarda il ‘dossier’ Alitalia è stata prevista la proroga fino al 16 dicembre del termine di restituzione del prestito ponte e l’istituzione di un fondo da 100 milioni di euro per il rimborso dei biglietti.
Con l’ok al decreto lavoro è arrivato anche il differimento dell’invio delle cartelle esattoriali per altri due mesi, fino al 31 agosto e l’istituzione di un fondo di un miliardo per contenere l’aumento delle tariffe dell’energia elettrica.
Infine è stata deciso il rifinanziamento di 600 milioni della ‘nuova Sabatini’ per l’acquisto di beni strumentali delle Pmi.

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