Il Pd insorge dopo i pestaggi nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere: "Cartabia riferisca in parlamento"
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Il Pd insorge dopo i pestaggi nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere: "Cartabia riferisca in parlamento"

Enrico Letta: "I video delle violenze subite dai detenuti nel carcere siano immagini gravissime su cui la Magistratura farà piena luce”

Detenuti picchiati nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere
Detenuti picchiati nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere
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30 Giugno 2021 - 15.10


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Dopo i fatti successi nelle carceri di Santa Maria Capua Vetere, il Pd ha chiesto che la ministra della Giustizia riferisca in Parlamento sulla vicenda.
Lo ha affermato Piero De Luca, vicepresidente del Gruppo Dem alla Camera.
“Siamo profondamente indignati per le notizie che stanno emergendo sulle violenze degli agenti della polizia penitenziaria perpetrate nei confronti dei detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere – ha detto De Luca – Sono inaccettabili e vergognose in un Paese civile. Come appena rilevato in Aula dal collega Fiano, il Gruppo PD chiede che la ministra Cartabia riferisca in Parlamento su quanto accaduto”.
“Queste azioni – ha proseguito – non hanno niente a che vedere con l’organizzazione e la gestione seria e dignitosa di una comunita’ carceraria. Vanno dunque condannate e stigmatizzate con forza, senza intaccare in alcun modo il grande rispetto che tutti abbiamo per la divisa e le forze dell’ordine in generale. È proprio a tutela degli agenti che ogni giorno onorano con serietà e responsabilità il proprio impegno, che questi comportamenti individuali vergognosi vanno fortemente e nettamente sanzionati perchè indegni di un Paese come l’Italia”.
Il leader del Pd, Letta ha spiegato come i video delle violenze subite dai detenuti nel carcere siano “Immagini gravissime su cui la Magistratura fará piena luce”. “La legge vale per tutti e in Italia vige lo stato di diritto. Abusi cosí intollerabili non possono avere cittadinanza nel nostro Paese. A maggior ragione gravi perché ascrivibili a chi deve servire lo Stato con lealtà e onore” ha dichiarato ieri, interpellato dal quotidiano Domani, il primo a diffondere il video sulle violenze avvenute nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
Nel frattempo emergono pesanti dettagli sui pestaggi effettuati nel carcere di Caserta. Prima le botte, poi una quantità tossica di farmaci – oppiacei, neurolettici e benzodiazepine – assunta “in rapida successione e senza controllo sanitario”: è morto per un arresto cardiocircolatorio conseguente a un edema polmonare acuto, Lamine Hakimi, detenuto straniero affetto da schizofrenia, uno dei 15 carcerati del reparto Nilo classificati dalla Polizia Penitenziaria come pericolosi e per questo motivo messi in isolamento nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dopo l’ “orribile mattanza”, come l’ha definita il gip, del 6 aprile 2020. Un evento che ha spinto l’ufficio inquirente guidato dal procuratore Maria Antonietta Troncone a ipotizzare nei confronti dei poliziotti indagati il delitto di “morte come conseguenza di altro reato”. Scelta però non condivisa dal Giudice, che invece ha classificato quel decesso come un suicidio.
Hakimi morì il 4 maggio 2020 nella sezione Danubio, a distanza di quasi un mese dalle violenze perpetrate dai poliziotti penitenziari sulle persone ristrette nel Reparto Nilo. Agli altri detenuti in isolamento che soffrivano di varie patologie, secondo quando riporta l’ordinanza, venne sospesa la somministrazione dei farmaci.
Il giorno della morte di Hakimi, inoltre, venne eseguita un’altra perquisizione personale durante la quale, per l’ennesima volta, gli agenti sputarono sui detenuti e proferirono minacce nei loro confronti: “mica è finita qua!
Avete avuto la colomba, dovete avere ancora l’uovo di Pasqua”. 
Un trattamento che non si discosta molto da quelle subìte dagli altri carcerati ma esacerbato da un suo tentativo di ribellione: prelevato con la forza dalla sua cella, la numero 7, del reparto Nilo, percosso con calci, schiaffi, pugni durante il trasferimento, con una tale frequenza da provocarne lo svenimento. Hakimi accenna anche a una reazione, sferra un pugno ai poliziotti, dopo essere stato colpito alla testa due volte ma ottiene solo un ulteriore accanimento nei suoi confronti: testa schiacciata contro il pavimento e colpi di bastone alle costole e alle gambe mentre viene trascinato per la maglia nel reparto. Diversi carcerati parlano delle sue condizioni e ognuno le definisce peggiori delle proprie: ”…stava troppo male, aveva segni di manganellate dappertutto e un bozzo dietro la testa…sono stato 15 giorni in stanza con lui, lo sogno tutte le notti…”. E ancora: ”…ha sempre assunto la terapia psicofarmacologica e lo faceva stare bene…”, ”…lui stava peggio di me, gli avevano fatto molto male, lo hanno sfondato…stava così male che per 4 giorni non ha preso la terapia. Dopo 4 giorni si è svegliato e abbiamo parlato…”.

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