Nunzia Di Girolamo: “Mi mancano le battaglie. Non i veleni e gli accoltellamenti della politica”
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Nunzia Di Girolamo: “Mi mancano le battaglie. Non i veleni e gli accoltellamenti della politica”

Parla la conduttrice televisiva, già deputata del Popolo della Libertà e di Forza Italia e Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali

Nunzia Di Girolamo
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4 Giugno 2021 - 15.59


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di Antonello Sette

 

Nunzia Di Girolamo, dalla ribalta politica a quella televisiva. Il passo è stato lungo?

La politica è un mondo, osserva l’ex ministro dell’Agricoltura rispondendo all’Agenzia SprayNews, molto più complicato rispetto alla televisione, anche se sei ugualmente sottoposta al giudizio della gente. In un caso con il voto, nell’altro con lo share. All’inizio mi stupivo nel ritrovarmi dall’altra parte della barricata. Poi mi sono abituata e sentita a mio agio. E’ stato entusiasmante, un grande arricchimento non solo professionale ma anche umano, perché ho avuto la possibilità di entrare nell’anima dei quarantadue uomini che ho ospitato a “Ciao maschio”.

Qualcuno l’ha stupita più degli altri?

Ognuno mi ha regalato un pezzetto della sua vita vissuta e della sua intimità.  Ognuno per me è stato un ospite straordinario. Sicuramente ritengo un mio successo personale aver evitato che Vittorio Sgarbi mostrasse uno dei due atteggiamenti che normalmente esibisce in televisione. Vittorio è uno che o si arrabbia e urla “capra” o si addormenta, se si annoia. Credo di aver tirato fuori uno Sgarbi inedito. E’ stata una bella soddisfazione. Non nego, poi, che quando si è seduto di fronte a me Luigi Di Maio, averlo dall’altra parte in una veste inedita, dopo che ero sempre stata una sua avversaria politica, ho provato una sensazione di incredulità e di stranezza. Di tutte le interviste quella era sicuramente la più incredibile. La vita a volte ha più fantasia di noi. Se me lo avessero raccontato anche solo due anni fa, avrei pensato che l’interlocutore fosse folle e invece mi sono ritrovata a intervistare Luigi Di Maio con una serenità reciproca che, visti i percorsi politici, non mi sarei mai aspettata. 

Ormai è deciso. Da grande farà la conduttrice televisiva?

Chi può dirlo? Ho imparato a stupirmi delle mie scelte. Ho fatto nella mia vita cose che non avrei mai pensato di fare. Oggi, questo è vero, la televisione è la mia dimensione. Voglio continuare e approfondire questo percorso. Poi, come si dice, chi vivrà vedrà. 

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Le manca la politica?

Sarei un’ipocrita se dicessi che non mi mancano gli strumenti della politica. Quegli strumenti con cui puoi soddisfare le aspettative di tante persone. Mi mancano alcune battaglie. Mi manca il non esserci in un momento così delicato per il Paese. Nel tempo della responsabilità e delle scelte che incidono sulla vita stessa e sulle prospettive immediate delle persone. Lo avverto in qualche attimo questo senso di mancanza. Però…

Però, non erano solo rose e fiori…

Quando vedo la politica intesa come cinema, le liti, i casini interni ai partiti, a partire dal mio ex partito, percorso da un grande fermento e da grandi contrapposizioni, la politica non mi manca per niente. Quelle diatribe, quei veleni, quegli accoltellamenti…la vita di palazzo…, non mi mancano per niente. E non mi manca neppure quella vita di partito che finisce per avere un peso specifico sulla tua vita e ti toglie lo spazio, il tempo e la serenità. Ora ho riacquistato il mio tempo. Il tempo per la famiglia, per mia figlia e per me.

Condurre un programma televisivo significa esserne protagonista. Uomo e donna non fa differenza. In politica, invece, con l’unica eccezione di Gorgia Meloni, i protagonisti sono tutti uomini e le donne faticano ad avere un’identità autonoma e non derivata dallo strapotere maschile. Ha avvertito questa differenza?

Giorgia è un unicum e questo ci dovrebbe già far riflettere. E’ l’unica leader donna di un partito oltretutto in forte ascesa. Una unicità che pesa. Nonostante i successi e le battaglie vinte, il percorso è ancora lungo. Non vedo tante donne protagoniste. Vedo tuttora, invece, tante barriere frapposte sulla strada che le donne devono percorrere. A “Ciao maschio” facevamo spesso il gioco delle immagini e delle immedesimazioni. Quando chiedevo ai miei ospiti quale donna poteva essere accostata ai vari uomini che hanno ruoli di comando e di potere in questo Paese, c’era sempre una grandissima difficoltà nel rispondere. La ricerca era ardua. Purtroppo, le donne con quelle caratteristiche non ci sono. Non so sinceramente di chi sia la colpa.

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Non solo degli uomini?

Sicuramente questo è un Paese ancora fortemente maschilista, ma la responsabilità è anche di noi donne.

Che in politica troppo spesso assumono per imitazione atteggiamenti maschili oppure si adagiano sul ruolo di bamboline…

Sì, non conoscono vie di mezzo. O si comportano da maschi ed è un errore che ho fatto anch’io, e finisci con lo spaventare doppiamente. Oppure fanno la classica gatta morta o la bambolina, come dice lei. Il problema non è neanche questo. Il vero difetto di noi donne è che non siamo in grado di fare squadra. Io ho visto nel mio programma uomini, che non si erano mai conosciuti, entrare subito in sintonia e creare quel clima di squadra e da spogliatoio di cui gli uomini sono capaci. Noi donne purtroppo questo non lo riusciamo a fare. Anche fra i maschi c’è competizione, ma è quasi sempre una competizione sana. Noi, invece, non riusciamo a collaborare e a darci una mano anche nella crescita. L’esasperazione della competizione fra donne e l’incapacità di stare insieme ci rende molto più fragili. Gli uomini, anche quando sono diversissimi fra loro, se serve, stanno insieme.

Un’ultima cosa. Sicuramente la più delicata. Forse la più importante. La televisione l’ha aiutata a voltare pagina, a riporre in un cassetto la gogna mediatica a cui è stata costretta, come è accaduto e accade a tanti altri, fino quando non è arrivata la sentenza che l’ha prosciolta da un’accusa pesante?

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No. No. La televisione e nessun successo, presente e futuro, potranno cancellare quei sette anni, il dolore per una giustizia che non c’è e il fango mediatico-giudiziario su di me. Questo Paese nel 2021, e dopo tante storture, è ancora fermo a Enzo Tortora. Nulla è cambiato. I magistrati non hanno carriere separate. Il magistrato che sbaglia non paga. La giustizia è lenta. Non c‘è la certezza della pena. Sentenze di assoluzione di primo grado per puro accanimento appellate. Oggi so che si sta discutendo proprio di questo con il ministro Marta Cartabia e mi auguro che abbia il coraggio di fare una sacrosanta riforma in questo senso. Vedo ancora tanti accanimenti e purtroppo sono costretta a leggere di un Csm, che dovrebbe essere un luogo di garanzia per tutti noi e per la stessa magistratura, diventato, invece, il luogo di uno scandalo. Come faccio io, quindi, a provare leggerezza in televisione di fronte all’immagine restituita, quando poi vedo che dietro l’angolo c’è il pericolo per chiunque, compresa me stessa, di rifinire sotto la lente di ingrandimento di un accanimento e anche magari di un errore giudiziario? Nessuno ha la capacità e il coraggio di chiedere scusa. Anzi, molto spesso si innamorano delle teorie e vanno avanti. Nulla mi restituirà quei sette anni di grandissimo dolore. Di perdita di serenità e di spensieratezza. L’unica cosa che potrà alleggerirmi, come una carezza al cuore, può essere una seria riforma della giustizia. Tantissimi sono finiti nelle maglie dell’incomprensione, dell’ingiustizia, dell’errore o del fango. Mi auguro che anche i giustizialisti da strapazzo possano trovare dentro di se le ragioni per ripensare un sistema mediatico-giudiziario che, purtroppo, ha ammazzato, esternamente o internamente, in questi anni troppe persone.

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