Cirinnà: "Chi vuole affossare la legge Zan? Non solo la Lega, ma anche Italia Viva”
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Cirinnà: "Chi vuole affossare la legge Zan? Non solo la Lega, ma anche Italia Viva”

La senatrice del Pd: "Una forza politica che aveva partecipato con la ministra Bonetti sa bene che basta la proposta di una modifica per ottenere una terza lettura che non ci sarà mai"

Monica Cirinnà
Monica Cirinnà
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28 Maggio 2021 - 16.12


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di Antonello Sette

 

Senatrice Cirinnà, a me sembra che questo stia diventando, direttamente o per quieto vivere, il governo delle regressioni. Sui diritti, sulla sicurezza sul lavoro, sulle prospettive ambientali. Cominciamo dai diritti. Continua lo stillicidio sulla proposta di legge Zan contro l’omostransfobia. Un tempo l’ostruzionismo si faceva solo per difendere grandi ideali e grandi principi…

L’ostruzionismo, spiega la senatrice del Pd rispondendo all’Agenzia SprayNews, non si fa più nella stragrande maggioranza delle volte sul testo, ma quasi sempre per forzare la mano in vista di qualche accordo. E’ per questo che, secondo me, stiamo rischiando molto sulla Legge Zan. E’ inconcepibile che una forza politica con 18 senatori, come Italia Viva, che aveva partecipato anche con la ministra Elena Bonetti alla genesi della proposta, stia di fatto affossando la legge, A volte non serve l’ostruzionismo. Basta la proposta di una modifica per ottenere una terza lettura, che con il calendario parlamentare non ci sarà mai. L’ostruzionismo della Lega è endocrino. Nasce dal loro essere contrari a qualunque legge che protegga dall’odio categorie di cui non si sono mai occupati. All’ultimo momento pur di ingarbugliare le acque, hanno firmato la proposta di Forza Italia. Una proposta che non sta in piedi, perché prevede solo un’aggravante generica che si compensa con le attenuanti ed esclude una punizione severa per i crimini d’odio fondati sul sesso, sull’identità di genere, sull’orientamento sessuale e sulla disabilità. Detto questo, io non so come spiegarmi questo degrado, questo declino e questa nebbia che ormai avvolgono gran parte della politica, incapace di una battaglia sui principi e sui valori, come è quella che mira a proteggere le persone dai crimini di odio.

Passiamo alla regressione sociale. Proposta di una liberalizzazione selvaggia degli appalti, che significa più sfruttamento sul lavoro, più ricatti, più rischi e più criminalità.  Revoca del blocco dei licenziamenti, che implica la possibilità di un massacro sociale e spalanca le porte a un autunno caldissimo…

Io dico che ci sarà sicuramente un autunno caldo perché questo governo in qualche modo si sta facendo dettare alcune regole dal padronato, chiamiamolo così, da quella che qualcuno ritiene sia la parte produttiva del Paese, la parte imprenditoriale. Io credo che andremo incontro a un ulteriore aggravio per i lavoratori. Guardi quello che sta accadendo all’Alitalia. Accettare che la più grande compagnia di bandiera italiana dimezzi la sua flotta e metta cinquemila lavoratori in cassa integrazione è dare il via libera a una macelleria sociale. Detto questo, credo che il decreto semplificazioni non passerà così come è, anche perché tutti coloro che hanno già avuto dei benefici, come per l’appunto gli imprenditori, devono cominciare a ridare qualcosa. Se è vero che ci sono stati meno guadagni, è anche vero che a pagare non possono essere sempre gli ultimi. Per uscire dalla pandemia non c’è bisogno solo di vaccini. C’è bisogno di giustizia sociale. Altrimenti gli ultimi rimarranno sempre ultimi. Purtroppo in questo Governo nessuno se ne fa carico. Noi del Pd abbiamo una grande difficoltà a lavorare sul tema della redistribuzione. Come ha visto, anche la proposta di Enrico Letta per l’introduzione di una tassa di successione, riservata all’un per cento più ricco della popolazione, è stata ostacolata da moltissimi. Stiamo parlando di una percentuale minima a cui non credo creerebbe grossi problemi.

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Sarebbe forse necessaria, vista la situazione in cui siamo, anche una tassa patrimoniale progressiva sulle grandi ricchezze…

Questo, però, è un Paese particolare. Per carità, su tutto ciò che è redistribuzione, uguaglianza e giustizia sociale sono sempre ultrafavorevole. Sulla patrimoniale, però, dobbiamo ragionare su una conformazione del risparmio, che in Italia è molto particolare anche nei confronti degli altri Paesi europei. L’Italia è piena di famiglie e di risparmiatori che prima acquistano una casa, poi magari una casetta al mare. E così appena tu parli di patrimoniale si mettono tutti paura. Poi devi specificare, ma no, tranquilli, è solo sui patrimoni superiori ai dieci milioni, per chi ha più di cinque case, per chi le ha chiuse e non le affitta e via rassicurando. A proposito…

A proposito…

Anche quella delle case vuote è una grande questione. Parliamo tanto di consumo di suolo e poi non riusciamo a sbloccare milioni e milioni di metri cubi inutilizzati magari con una fiscalità differenziata perché i proprietari di case preferiscono tenerle sfitte piuttosto che concederle a una cifra che ritengono inadeguata. 

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Passiamo alla sopravvivenza ambientale. Doveva essere un Governo verde e, invece, trivelle che spuntano come funghi soldi agli inquinatori e non al finanziamento del trasporto pubblico a rete fissa, ritardi nella mobilità elettrica…

Su questo non sono d’accordo. I soldi del Recovery Plan non sono ancora arrivati e si sta comunque lavorando a dei progetti innovativi che vanno nel senso di una transizione ecologica. Inoltre sono stati rifinanziati i contributi verso il green. Penso ai contributi per sostituire le caldaie inquinanti. Io sono, come lei sa bene, estremamente critica su tante cose, ma sulle scelte green credo sia troppo presto per dare un giudizio.

Mi consenta un’obiezione. Mentre in tutto il mondo le grandi industrie automobilistiche stanno riconvertendo la produzione verso il verde, il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha detto che per le auto elettriche seguiteranno a essere un problema per dieci anni, cioè fino a quando il sessanta per cento dell’energia complessiva non sarà rinnovata. Nel frattempo, ha aggiunto, potrebbe tornare utile un mininucleare di transizione…

 

I ministri non sono mago Merlino, non hanno la bacchetta magica. Il mistro della Transizione Ecologica dovrebbe venire in Parlamento ed è una cosa che non passerà mai perché gli italiani sono terrorizzati da due cose: una, come abbiamo detto, è la patrimoniale, l’altra è il nucleare. Stesse tranquillo, quindi, il ministro Cingolani e si occupasse di qualcos’altro, perché il nucleare, in qualsiasi dimensione e portata, è improponibile.

Che cosa l’ha più fatta arrabbiare nell’ultimo mese?

Mi hanno fatto molto arrabbiare come siano stati scelti, in vista delle elezioni comunali nelle grandi città, i candidati per le primarie e i presidenti dei municipi. Abbiamo a Roma quattordici presidenti di municipio uomini e una sola donna. Parliamo di rappresentanza paritaria, di rappresentanza di genere e poi non riusciamo a praticarla. Mai. Il problema è anche che, se tu non metti i cittadini nella condizione di poter scegliere fa un uomo e una donna, il vulnus è alla fonte, come è successo a me. 

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Le sarebbe piaciuto fare la sindaca di Roma?

Io avrei voluto candidarmi alle primarie, ma il partito ha fatto un appello all’unità e io a quell’appello ho aderito, perché credo che, in una fase così devastata della politica nazionale, l’unità sia importante. Vede, Forza Italia si sta sgretolando di fronte all’assenza di prospettiva e anche all’incertezze sulla guida di Silvio Berlusconi, a cui naturalmente faccio i migliori auguri per la sua salute. C’è uno smottamento verso Giovanni Toti e altre piccole formazioni. Il Movimento Cinque Stelle è in una transizione, che assomiglia a un travaglio doloroso senza che mai si arrivi al parto, con piccole aree che si bastonano tra di loro e l’unico che potrebbe regalargli visibilità, Giuseppe Conte, mi sembra sia stato messo, per il momento, in frigorifero. E poi, c’è la totale ambiguità di una forza politica che noi ritenevamo, a questo punto forse a torto, di centrosinistra, Italia Viva, che va ben oltre le scelte sulla legge Zan. Basta guardare quello che accade in Sicilia e in Calabria, dove stanno trattando con il centrodestra, che è al Governo in quelle regioni. In questo quadro così instabile, dove un partito si scioglie come neve al sole, un altro è allo sbando e altri due non si sa dove vanno  a parare, un Partito Democratico unito e il più possibile saldo è un valore per il bene dell’Italia. Ecco perché io ho aderito all’appello di Letta all’unità, convinta, come sono, che anche per provare a riconquistare le grandi città più siamo uniti e meglio è. Io sono una di squadra. Penso che da soli non si va da nessuna parte. Ho fatto volentieri un passo indietro. Fermo restando che mi è stato chiesto. Non lo ho fatto da sola. 

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