Invecchiare e riposare non sono peccati di cui vergognarsi: l'ennesimo insegnamento di Sergio Mattarella

Una lezione che possono cogliere solo coloro che sanno andare in profondità. "Sono vecchio, fra otto mesi mi riposerò".

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Claudia Sarritzu Modifica articolo

20 Maggio 2021 - 08.44


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Ieri il presidente Mattarella ci ha dato una grande lezione di vita. L’ennesima in sette anni durissimi.
Una lezione che possono cogliere solo coloro che sanno andare in profondità.
“Sono vecchio, fra otto mesi mi riposerò”.
“Vecchio”. Nessuna paura di dirlo. Non c’è niente di male nella vecchiaia. Il male sta in chi purtroppo non ci arriva perché muore prima.
“Riposo”. Viviamo in una società in cui nessuna ha il coraggio di lasciare un incarico per fare spazio a chi ha energie nuove. Anziani attaccati al potere e invidiosi dei giovani che giustamente dovrebbero succedere. Lo vediamo in tanti settori. In politica questa ossessione del potere è un cancro frequentissimo.
Riposare non è da deboli. Occuparsi di se stessi, dei propri interessi quotidiani non è da rammolliti. Il riposo è vita anch’esso. Passeggiare, alzarsi quando ci pare, leggere, viaggiare, fare i nonni, guardare un film. Non dover più rendere conto a nessuno è vita. Potersi occupare solo di chi amiamo.
Da Wojtyla alla Regina Elisabetta II abbiamo interiorizzato una incapacità di “lasciare”. 
Ma passare il testimone non è morire. Non è debolezza. E’ forza. 
Grazie Sergio Mattarella. Il miglior Capo di Stato che io ricordi nelle mia breve esistenza.
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