Il centrodestra cerca certezze per Milano e Roma: si insiste ancora su Albertini, Bertolaso si sfila
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Il centrodestra cerca certezze per Milano e Roma: si insiste ancora su Albertini, Bertolaso si sfila

L'ex capo della Protezione Civile: "Non mi candido, se ne facciano una ragione". Al suo posto forse il giudice Matone. A Torino il Pd non correrà con il M5s

Salvini e Meloni
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12 Maggio 2021 - 08.09


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E’ il momento delle decisioni per il centrodestra per le amministrative: da scegliere ci sono i nomi che correranno a Roma e Milano: prima la riunione dei rappresentanti degli enti locali poi la prossima settimana il vertice dei leader e Salvini, Meloni e Tajani che potrebbero accelerare sulle due città.

Sul capoluogo lombardo si punta ancora su Albertini (nella rosa anche il centrista Lupi e il professore della Bocconi Dallocchio) mentre per quanto riguarda la Capitale Bertolaso è tornato a sfilarsi, anche se Lega e FI sperano di recuperarlo. “Non ci sono, se ne facciano una ragione”, ha tagliato corto.

Ora, a meno di un ripensamento dell’ex numero uno della Protezione civile, si andrà alla ricerca di un nome nuovo, proveniente sempre dalla società civile. Una figura d’area che non appartenga ad alcun partito, l’indicazione. Ma non sono in tanti ad aver manifestato la disponibilità, ecco il motivo per cui si potrebbe tornare anche su figure sondate nelle scorse settimane, come il giudice Matone.

Un’altra possibilità, invece, è quella di ‘costruire’ un candidato, ovvero di scegliere una figura ‘low profile’ che non sia considerata di primo piano ma capace di amministrare, oltre che di vincere, spiega una fonte del centrodestra. Insomma non un nome di primissimo piano ma con la premessa che dietro ogni scelta ci dovranno essere tutti e tre i leader che dovranno spendersi in campagna elettorale.

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La consapevolezza – sottolinea un ‘big’ del centrodestra – che con il Pd e il Movimento 5 stelle divisi si possa vincere anche senza un nome di grido.

Intanto il capitolo amministrative resta complicato per l’ex maggioranza rosso-gialla, con lo ‘strappo’ di Chiara Appendino a Torino. “Lo scenario che mi sento di escludere al 100% e’ che – ha annunciato la sindaca – appoggiamo il Pd al ballottaggio. I matrimoni combinati non funzionano”.

La reazione dei dem è stata affidata al segretario cittadino: “In questo momento i cittadini torinesi non meritano certe prese di posizione cariche di astio e rancore”.

Il partito del Nazareno non aveva nascosto le perplessità per un asse con i pentastellati a Torino ma sabato l’ex premier Conte, incontrando i parlamentari piemontesi, si era speso per tentare di mediare, indossando i panni del federatore, spiegando che ogni divergenza sui territori si può appianare. Poi la mossa della sindaca che non esclude di candidarsi.

Le alternative sono i consiglieri Unia e Sganga, mentre il rettore del Politecnico Saracco si è sfilato.

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Per i dem alle primarie per ora si presentano Tresso, Lavolta e il capogruppo dem in municipio Lorusso. I vertici di Pd e M5s continueranno a tessere la tela ma dopo il ‘caso Roma’ aumenta il malessere tra le fila dem sulle mosse dei pentastellati.

Nella Capitale Gualtieri si dice convinto di poter arrivare al ballottaggio: “Chiederemo agli elettori della Raggi di sostenerci nella battaglia contro la destra”.

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