Le rose e le spine di Isabella Conti, candidata sindaco di Bologna
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Le rose e le spine di Isabella Conti, candidata sindaco di Bologna

L'esponente di Italia Viva è scesa in campo dopo l'investitura di Renzi: quali sono gli aspetti positivi e quelli negativi di questa scelta

Isabella Conti
Isabella Conti
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Claudio Visani Modifica articolo

19 Aprile 2021 - 19.57


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La scenografia è un parco urbano, il tono e lo sguardo sono seducenti, empatici, il discorso è sognante, anche troppo, la passione non manca.
Tutto bello all’apparenza.
Le primarie di coalizione, quelle vere, possono essere un valore aggiunto per Bologna.
La competizione tra Lepore e Conti, forse in ticket con Aitini, si annuncia interessante.
La sfida di genere per Palazzo d’Accursio stimolante, anche se un precedente c’è e non ha portato bene.
Il vincitore uscirà comunque più legittimato dai gazebo, più forte per vincere le elezioni vere. 
Fin qui le rose.
Ma le spine non sono da meno.
La prima.
Chi si candida, chiede voti e viene eletto per un incarico pubblico lo dovrebbe sempre onorare, fino alla fine, “con disciplina e onore” come recita la Costituzione e per rispetto dei cittadini elettori.
Questo saltaposto ormai ricorrente è francamente insopportabile e il modo sbrigativo e disinvolto con cui la Conti ha liquidato la faccenda (ha detto in pratica che ha già amministrato San Lazzaro anche per i tre anni che mancano alla fine del mandato, quindi ora può occuparsi di Bologna), irricevibile. 
La seconda è sulla tempistica e le modalità. Se era così presa dai destini del capoluogo, così pronta a mettersi “a servizio”, così motivata a far sì che Bologna possa tornare “a irradiare la sua luce”, perché finora è rimasta in silenzio? Perché c’è voluta l’investitura di Renzi per mettersi in gioco?
La terza ha a che fare con l’appartenenza. Conti è un simbolo per Renzi, una bandiera  di Italia Viva, non è credibile che ora lei dica “non sono renziana, sono isabelliana”, che si presenti come una candidata civica, indipendente, senza simboli e bandiere.
La quarta e ultima riguarda la coalizione e la prospettiva politica.
Al di là dei trascorsi nella sinistra giovanile e del nonno partigiano, quasi sono i suoi rapporti con la sinistra e col Pd, azionista di maggioranza della coalizione? Italia Viva può stare lealmente nel centrosinistra a Bologna dopo averlo fatto cadere a Roma.
O dobbiamo #staresereni? Infine, a Conti (e a Renzi) sta bene la prospettiva di una alleanza con la sinistra-sinistra e i Cinquestelle, o no?

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