Un nuovo piano per i vaccini: si studia il modello israeliano per fasce d'età
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Un nuovo piano per i vaccini: si studia il modello israeliano per fasce d'età

L'idea serve a fermare l'autonomia delle Regioni sull'immunizzazione, viste le decisioni di scegliere determinate categorie prima di altre

Roberto Speranza
Roberto Speranza
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5 Marzo 2021 - 11.19


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Si studia un nuovo piano di vaccinazione e in questa direzione il modello acquisito dal governo Draghi potrebbe seguire quello israeliano per fasce d’età.

L’idea serve a fermare la babele delle Regioni sull’immunizzazione, visto che ciascuna fa da sé nell’anticipare la somministrazione del siero a una categoria piuttosto che a un’altra mentre già oggi potrebbe arrivare il via libera dell’Aifa all’uso del vaccino di AstraZeneca anche per gli anziani tra i 65 e i 79 anni, che sarebbe poi propedeutico all’uso esteso alla terza età anche di quello in arrivo per fine mese di Johnson&Johnson.

Questa è l’idea di cui ieri si è iniziato a discutere tra il ministro della Salute Roberto Speranza, il generale Francesco Figliuolo, neo commissario all’emergenza, il nuovo capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, oltre ai vertici di Consiglio superiore di sanità, Iss, Aifa e Agenas. Più che un tavolo, una convocazione degli Stati generali in vista del vertice di oggi con le regioni. Che andranno convinte a seguire il piano.

Ossia, vaccinati gli over 80 e i due milioni di malati estremamente vulnerabili, procedere a passo di carica alla chiamata per fasce di età, contrariamente al Piano nazionale di sole due settimane fa, che invece metteva in lista prima i malati cronici e le categorie di lavoratori più esposti a rischio Covid. 

L’idea “di procedere velocemente per classi di età” è quella che sta utilizzando attualmente la Regione Lazio in attesa che finalmente scendano in pista i medici di famiglia e gli altri 15mila camici bianchi e infermieri vaccinatori. Intanto il governo ha incassato ieri il via libera delle parti sociali ad utilizzare i medici aziendali per vaccinare sul posto di lavoro i lavoratori più esposti al contagio.

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