Draghi santo subito? Usare i fondi europei per la crescita con le solite ricette liberiste sarebbe un suicidio

C'è la prova provata che è stata l'emergenza climatica provocata dal nostro sistema produttivo non più sostenibile a innescare la pandemia da Covid-19. Ne vogliamo parlare tutti?

Mario Draghi
Mario Draghi
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Claudio Visani Modifica articolo

7 Febbraio 2021 - 11.08


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Verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Il giorno prima era il giorno dei mai. “Mai con i tecnocrati, le banche, la troika”. “Mai con i sovranisti e la destra razzista”. “Mai con la sinistra”. “Mai più con Renzi, con Salvini, con Conte”. Il giorno dopo  è il giorno dell’ammucchiata. Ricorda quella canzone di Enzo Jannacci: “Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale. Vengo anch’io. No tu no”. Il giorno dopo è il giorno delle giravolte. E di Draghi santo subito. 
A innescare l’ennesimo fallimento della politica italiana è stato lui, l’Innominabile. Quello che quando era segretario dei democratici diceva in tivù agli scissionisti: “Non si sta in Parlamento con i voti presi dal Pd per andare contro al Pd. E’ ora di finirla con chi viene eletto con qualcuno poi passa di là. Se mollo con i miei è legittimo ma devo dimettermi anche dal Parlamento se voglio avere rispetto per chi mi ha votato”. E ora con i voti presi dal Pd ha determinato il ribaltone. Lui, l'”ego della bilancia” tornato al centro della scena, lo considera il suo capolavoro politico. In un colpo solo ha buttato giù l’odiato Conte, soffocato nella culla l’alleanza Sinistra-Cinquestelle e ottenuto l’incarico che voleva all’ex presidente della Bce. 
“L’unica cosa che Renzi può rivendicare è il gran casino che ha fatto”, dice uno stizzito Zingaretti. E c’è del vero. Ma nella palude che si è creata ora tutti ci sguazzano, cambiando pelle senza vergogna. Non si vergogna l’Innominabile, che prima “il problema non sono i nomi ma i programmi” (Recovery, Mes, Servizi segreti, Ponte sullo Stretto) e ora Draghi a scatola chiusa, fiducia al salvatore, anche se nel programma di governo scrivesse che vuole spianare Rignano.

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Non si vergogna Salvini, che al tempo del salvataggio dell’Euro twittava su Draghi: “Spiace che un italiano sia complice di chi sta massacrando la nostra economia, il nostro lavoro, i nostri giovani e la nostra speranza”. E ora scrive: “Ben venga chi ha saputo e saprà fronteggiare a testa alta la Merkel e lo strapotere della Germania in Europa”. Poi aggiunge: “Noi ci siamo e non poniamo condizioni né sui nomi né sulle idee”. Capito bene? Neanche sulle idee. Sovranismo, porti chiusi, flat-tax, e che li conosce? Chi l’ha mai detto? 
Non si vergognano i Cinquestelle, per i quali Draghi era il simbolo della casta e dell’establishment e ora invece è il tempo delle fragole. “Le fragole sono mature”, ripete due volte Beppe Grillo nel suo blog. E in questo momento di estasi della politica torna in mente una delle frasi cult di Chance Giardiniere di Oltre il giardino: “C’è una stagione per la crescita. Prima vengono la primavera e l’estate, e poi abbiamo l’autunno e l’inverno. Ma poi ritorna la primavera e l’estate”. Siamo messi così. Un coro. Da Confindustria a Landini, dai “giornaloni” alla Chiesa. Tutti a cercare un posto a tavola per non perdersi il banchetto dei 209 miliardi del Next Generation Eu. Per Draghi santo subito il problema non è avere una maggioranza ma un’opposizione. 
E meno male che qualcuno che va in direzione ostinata e contraria ancora c’è. “Hai poco da compiacerti della bravura del cuoco se sei un ingrediente”, ha detto sabato sera a “Otto e mezzo” lo storico dell’arte e opinionista Tomaso Montanari. Spiegando che Draghi ha fatto benissimo il suo lavoro al vertice della grande finanza che ha dominato il mondo negli ultimi decenni e che è la principale responsabile delle distorsioni e dei guai attuali. Fantasie? E’ di ieri la pubblicazione sulla rivista “Science” di uno studio dei ricercatori del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge nel quale c’è la prova provata che è stata l’emergenza climatica provocata dal nostro sistema produttivo non più sostenibile a innescare la pandemia da Covid-19.

Un modello di sviluppo e di sfruttamento dell’ambiente fallimentare, spiegano i ricercatori, che negli ultimi cento anni ha fatto innalzare le temperature globali determinando cambiamenti epocali nell’ecosistema del pianeta e, nel caso specifico, portando a una esplosione di specie di pipistrelli nella provincia cinese dello Yunnan da cui si è originato il Sars Cov-2. 
La vera sfida del post pandemia che sta davanti al mondo dovrebbe essere proprio questa. Costruire un altro modo di produrre, abitare e vivere l’unica terra che abbiamo, se vogliamo salvarla ed evitare la prossima pandemia che per molti scienziati è imminente. Usare i fondi europei solo per alimentare la  crescita, con le solite ricette liberiste degli ultimi decenni sarebbe un suicidio. Ma per evitarlo servirebbe la politica con la P maiuscola. Altro che i Renzi, i Salvini, i Grillo e i Draghi.

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