"Questa crisi mina la credibilità dell'Italia sull'uso del Recovery Fund", parola di Bini Smaghi
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"Questa crisi mina la credibilità dell'Italia sull'uso del Recovery Fund", parola di Bini Smaghi

L'economista a Repubblica: "Governo decisionista del non fare". Cottarelli: "Tre nodi ancora da sciogliere"

Bini Smaghi
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18 Gennaio 2021 - 09.53


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“La grande occasione per l’Italia di fare le riforme, alcune che vanno anche finanziate, come quella del Welfare, al momento non c’è”. Parola dell’economista Lorenzo Bini Smaghi che in un’intervista rilasciata a la Repubblica non è affatto tenero con l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte.

Sul Recovery Plan italiano, poi spiega:

″è difficile dare un giudizio, perché in pochi giorni sono significativamente cambiate le cifre riguardo alle macroaree di intervento, ma allo stesso tempo sono scomparsi i progetti. E mancano le riforme, che rappresentano una condizione essenziale per l’erogazione dei fondi”.

Bini Smaghi prosegue:

“Chi sostiene che anche gli altri Paesi sono in ritardo o finanziano vecchi progetti non ha capito che l’Italia è in una posizione di maggiore fragilità rispetto a tutti gli altri. Noi non cresciamo da vent’anni, abbiamo il debito pubblico più elevato di tutti e allo stesso tempo siamo il Paese che riceve più fondi europei di tutti. C’è dunque una legittima aspettativa, da parte dei contribuenti degli altri Paesi europei che ci danno tutti questi fondi, che questi vengano utilizzati in modo efficace per riparare i problemi strutturali del nostro paese. “Altrimenti che ve li abbiamo dati a fare?” chiederebbero giustamente”.

Sempre su Repubblica c’è un commento a firma di Carlo Cottarelli, in cui spiega che l’Italia avrebbe dovuto essere “tra i primi a presentare il Recovery Plan alla Commissione Europea”, per il quale per altro “una decina di Paesi (tra cui tutti gli altri Paesi del sud Europa) lo hanno già fatto”, tanto che ora “non c’è più tempo da perdere”.

E sulla crisi di Governo in atto commenta:

“Questo governo potrà piacere o non piacere. È una coalizione di componenti molto diverse, anzi nemiche fino a poco tempo fa. Si è mossa lentamente e io stesso l’ho più volte criticata per la sua inerzia, per il balletto degli Stati generali dell’economia, per non aver prestato abbastanza attenzione al piano Colao, e per tante altre cose. Non è certo il mio governo ideale! Dico soltanto che è difficile, guardando dall’esterno, capire perché non possano trovare un accordo dopo che tanti cambiamenti sono stati introdotti nel Recovery Plan rispetto alla sua versione iniziale. In ogni caso, se una spaccatura deve esserci, dovrà essere sui temi sostanziali, non sui personalismi che sembrano oggi prevalere”.

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