L'allarme: "Il Parlamento rischia di diventare un focolaio Covid, serve il voto a distanza"

Stefano Ceccanti, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali alla Camera e altri deputati premono perché siano presi provvedimenti. Numerosi i contagiati.

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17 Ottobre 2020 - 09.30


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Ormai il parlamento rischia di diventare un nuovo focolaio: “Sul Parlamento in emergenza, con la crescita evidente dei contagi, stiamo arrivando al punto di non ritorno oltre il quale l’istituzione non potrà più funzionare”.
Lo ha scritto Stefano Ceccanti, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali alla Camera, su Fb.
“E’ quindi sconsolante leggere alcuni interventi nel verbale dell’ultima riunione della Giunta del Regolamento Camera che sembrano ricordare il dibattito sul sesso degli angeli mentre Costantinopoli stava per essere espugnata. A questo punto le riunioni in sede politica vanno fatte per decidere chiaramente se si vuole lavorare nell’unico modo possibile, consentendo il voto a distanza degli impediti oppure no, accettando che il Parlamento si blocchi”.
Eventuali audizioni di esperti, una volta deciso il ‘se’, devono servire solo a stabilire il modo migliore del ‘come’ farlo, ma non si può rinviare né alle audizioni di esterni né alla tecnostruttura la scelta del ‘se’, che è solo politica. Rinviare la scelta con pregiudiziali costituzionali inconsistenti o coi classici benaltrismi significa solo assumersi la responsabilità di bloccare il Parlamento. Nel caso le responsabilità sono già evidenti. Basta conservare bene quel verbale”.
Gloria Vizzini (gruppo Misto)
“La Camera dei Deputati sta vivendo in un mondo parallelo. In tutto il Paese aumentano i casi di Covid-19 che comportano tamponi, isolamento, quarantena. A Montecitorio stiamo assistendo a veri e propri focolai che però vengono gestiti un po’ come le discoteche estive, con estrema superficialità. Siamo arrivati al punto che da lunedì, se si volessero applicare i protocolli Covid, sarebbe impossibile convocare qualsiasi capigruppo per decidere il calendario. Tre membri di essa sono risultati positivi; ovviamente sono stati a contatto con il Presidente Fico, con i loro Vice Presidenti e con i direttivi dei rispettivi Gruppi parlamentari. Quindi, pur avendo un tampone negativo, per questi soggetti sarebbe il caso di osservare alcuni giorni di quarantena. Di fronte a tutto questo, la Presidenza tentenna e non ha finora preso in considerazione alternative al voto in presenza, solo nelle ultime ore mostra timide aperture annunciando la possibilità di audire tecnici e informatici. Operazione che potrebbe durare mesi, ossia ere geologiche in una pandemia”.

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E quanto afferma Gloria Vizzini, deputata del Gruppo Misto.
“Sappiamo bene che il ruolo del Parlamento è centrale e inderogabile ma sono proprio le prerogative parlamentari a rischio da mesi. Per questo spero che venga presa in considerazione la proposta elaborata dal collega Ceccanti, a cui ho aderito insieme a quasi 120 colleghi deputati, di autorizzare alcune votazioni a distanza per salvaguardare il ruolo dei parlamentari e per garantire il regolare svolgimento delle sedute nelle prossime settimane”, conclude.
Flora Frate (gruppo Misto)
“Visti i numeri, la Camera rischia di diventare un grande focolaio”. Lo dice Flora Frate del Misto a Repubblica secondo cui “le misure adottate non sono sufficienti. Basta guardare le cifre dei contagiati, e di conseguenza quelle ancor più grandi degli isolati, per farsi un’idea. Al Senato i positivi sono di meno, anche in percentuale”.
Un modo per limitare i rischi sarebbe il voto a distanza, secondo Frate. “Io so che c’è una proposta di modifica al regolamento firmata dal collega del Pd Ceccanti che mi sembra sensata e che ho sottoscritto. In un momento di emergenza chi è impossibilitato a votare in presenza è giusto che lo faccia da casa”.

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