Il ministro degli Affari europei, Amendola: "Il Recovery Fund è a rischio per veti incrociati"
Top

Il ministro degli Affari europei, Amendola: "Il Recovery Fund è a rischio per veti incrociati"

Il ministro degli Affari europei a Repubblica: "Rischio strettoia, Merkel trovi una mediazione".

Amendola
Amendola
Preroll

globalist Modifica articolo

29 Settembre 2020 - 07.20


ATF

“Purtroppo rischiamo di finire in una strettoia che allunga i tempi del Recovery. La Presidenza tedesca deve portare a casa questa mediazione”. A parlare, in un’intervista a Repubblica è Enzo Amendola, ministro degli Affari europei e protagonista con il premier Giuseppe Conte dei negoziati che hanno portato alla definizione del Recovery Fund. 

 “Per noi gli accordi di luglio vanno implementati subito. Si è aperto però uno scontro tra Paesi come la Polonia e l’Ungheria che non vogliono interferenze o condizionalità sullo Stato di diritto, e i cosiddetti ‘frugali’ che spingono perché lo stato di diritto sia irrinunciabile per accedere ai fondi. L’Italia ha detto la sua: l’articolo 7 e le procedure sullo Stato di diritto sono fondamentali. La Germania ha un ruolo determinante in questo, sta lavorando ad una mediazione. Al contempo bisogna negoziare con il Parlamento Ue” spiega il ministro, non nascondendo i timori per gli effetti dei veti incrociati tra i Paesi “frugali” e quelli di Visegrad sul tema cruciale dello Stato di diritto.

Leggi anche:  Inchiesta mascherine, la Procura chiede 1 anno e 4 mesi di carcere per Domenico Arcuri: le accuse dei Pm

Per Amendola “se la discussione continua così, con questi toni e con minacce di veto – dal mio punto di vista al di fuori della logica comunitaria – si potrebbe bloccare tutto. Lavoriamo con la Germania per una via d’uscita”.

Fiducioso, invece, David Sassoli, che in un’intervista al Fatto Quotidiano afferma che “ci sono tutte le premesse per poter fare presto” nei negoziati europei. ”È arrivata la buona notizia di una proposta della presidenza tedesca per inserire alcune clausole sul rispetto dello Stato di diritto”, tema su cui Ungheria e Polonia minacciano il loro veto. “In atri termini – spiega il presidente del Parlamento europeo – i soldi non devono andare a chi viola la legalità e la trasparenza. Questa era una delle richieste del Parlamento. I meccanismi del Next Generation Eu hanno bisogno di atti legislativi e ratifiche dei Parlamenti nazionali. Speriamo di finire entro l’anno perché le risorse possano essere disponibili nel 2021″.  Nel frattempo, secondo Sassoli, il Mes ”è uno strumento utile per rafforzare la sanità pubblica”, ma da parte degli Stati membri serve “pragmatismo” nei piani di utilizzo di queste risorse. 

Native

Articoli correlati