Riparte la corsa per Draghi candidato alla presidenza della Repubblica
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Riparte la corsa per Draghi candidato alla presidenza della Repubblica

Facile per gli osservatori vedere in Draghi il possibile moderatore di garanzia per attraversare i tanti problemi che ci assillano, compresa la condizione disastrosa del nostro debito pubblico

Mario Draghi
Mario Draghi
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Nuccio Fava Modifica articolo

19 Agosto 2020 - 09.57


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Non c’è dubbio che quanto ad autorevolezza e capacità di rapporti in Europa e nel mondo Mario Draghi con la straordinaria esperienza realizzata in sede europea offrendole la possibilità di superare la stretta di un drammatico disastro, torna sulla scena come il più autorevole candidato alla presidenza della Repubblica.
La scadenza è apparentemente lontana ma la prospettiva di una soluzione come quella di Draghi sarebbe di per se un fattore di equilibrio e di forte rinnovamento per tutto il sistema Italia. Il suo discorso di apertura al meeting di Rimini e’al fondo una lucida e severa ricetta sui mali e problemi vecchi e nuovi del nostro paese e delle direttrici urgenti ed indispensabili per affrontare la crisi della pandemia e del post pandemia e dai problemi ancora più gravemente posti in luce per il dopo Covid.
Riassumendo in modo inevitabilmente schematico, Draghi ha posto due priorità irrinunciabili: i giovani e la scuola, cioè la formazione adeguata delle nuove generazioni da accompagnare in una crescita anche culturale e civile, in distanza di consapevolezza storica di fronte alle nuove sfide interne e internazionali; la seconda legata all’indispensabile urgente impegno per la coesione di tutta la società italiana, per sconfiggere finalmente vecchi e nuovi squilibri non solo tra nord e sud ma in un più armonico collegamento e rapporto tra Stato e regioni, tra centro e periferie.
Una riflessione impegnativa a tutto campo che favoriva una lettura quasi obbligata per tutti gli osservatori di immaginate l’ex presidente della Bce quale leader naturale per là nuova fase di storia che il paese si trova ad affrontare. Nella condizione presente del nostro sistema politico della fragilità e precarietà dei rapporti tra le forze che sostengono il Conte 2 e i contrasti complessi anche al loro interno è facile per gli osservatori vedere in Draghi il possibile moderatore di garanzia per attraversare i tanti problemi che ci assillano, compresa la condizione disastrosa del nostro debito pubblico che proprio un presidente con le caratteristiche e le qualità di Draghi potrebbe aiutarci ad affrontare nel modo migliore.
Singolarmente, per quelle coincidenze storiche che riscopriamo quasi all’improvviso alcuni media ricordano il decennale della morte di Francesco Cossiga. Personalità generosa e velleitaria ricordato come il grande “picconatore” e in qualche modo anche visionario nell’illusionario che continue spallate avrebbero provocato un cambiamento positivo del sistema dei partiti, specie del suo, la Dc in cui aveva militato sim da giovane in Sardegna nella corrente dei “giovani turchi”.
Soprattutto l’esperienza drammatica del rapimento e dell’assassinio di Aldo Moro provò la sua fibra anche sul piano psicologico, riportandone un senso di colpa ininterrotto è una incancellabile zona d’ombra fino alla fine.
Basta ricordare la sconcertante vicenda di gladio e la composizione del gabinetto di crisi durante il rapimento dello statista Dc, gestione affidata interamente agli uomini della Cia e comprendente i responsabili dei nostri servizi segreti risultati tutti uomini legati alla P2 di Licio Gelli. Una drammatica e mai adeguatamente chiarita della nostra storia repubblicana E che neppure il grande lavoro di Tina Anselmi, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta potrà conclusivamente chiarire. 
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