A Bruxelles si è evitata la catastrofe, ora il governo operi con saggezza

L’insieme dell’opinione pubblica e tutti i settori vitali della società italiana aspettano ormai dopo tanti sacrifici e sofferenze, di vedere finalmente attuate misure e decisioni non più traccheggiabili.

Ursula von der Leyen e Conte
Ursula von der Leyen e Conte
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Nuccio Fava Modifica articolo

22 Luglio 2020 - 17.16


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Sono in treno, direzione Messina, per intervenire ad un seminario di universitari. Una trentina di giovani che si incontrano nella villa di uno di loro, nipote di un mio amico di buona famiglia, allievo ed estimatore di Gaetano Martino promotore ed artefice degli atti preparatori della conferenza di Roma che impostò l’urgenza e la necessità di dar vita alla comunità europea.

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Messina e la sua università divennero presto centro di elaborazione e di approfondimento delle politiche comunitarie ed ebbi l’opportunità non ancora ventenne, di compiere un primo viaggio di studio a Bruxelles maturando la mia scelta europeista fortunatamente mai abbandonata, in chiave federalista e di unità politica dell’Europa. Incombeva però la ferocia e l’immobilismo della guerra fredda e ricordo sempre in quegli anni la partecipazione a Berlino, divisa allora in quattro parti, ciascuna appartenente ad una delle potenze vincitrici ospitati nella zona Usa.

Ogni mattina , prima dell’inizio del seminario quotidiano, passava a salutarci Willy Brandt , allora borgomastro socialdemocratico di Berlino, che ci salutava sempre allo stesso modo :”oggi dolorosamente divisi e contrapposti, ma la prospettiva storica non può che essere dell’unione.”

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Ricordi ed emozioni che mi accompagnano mentre il treno corre già oltre Napoli , presto Salerno ed un breve tratto di Basilicata , la Lucania di Carlo Levi, “dell’uva puttanella” di Rocco Scotellaro e i freschi trionfi di Matera capitale europea della cultura. Più doloroso il transito calabrese con mare e coste straordinarie, ma tracce dolorose di degrado e abbandono anche sulle mura di abitazioni recenti costruite solo in parte. Sarà pure ingiusto ma ricorda con violenza l’edificio incompiuto dell’Europa intera e la stessa parzialità del nostro profilo istituzionale e costituzionale ancora fortemente incompiuto con conseguenze negative che pesano ancora oggi sulla nostra vita politica e civile.

Penso ancora oggi con dolore alla mancata attuazione del profilo giuridico dei nostri partiti già tracciato con chiarezza e rilievo costituzionale appunto nella nostra Carta fondamentale. Me ne occupai con la tesi di laurea nel lontano 1966, sotto la guida del professore Temistocle Martines sfortunatamente scomparso troppo presto. Mi fu chiaro fin da allora quanto l’urgenza di una buona politica, una politica di buon governo fosse la chiave fondamentale per la costruzione europea nella prospettiva di una impostazione di tipo federale. Nel riordinare gli appunti senza concedere troppo ai ricordi e alla nostalgia, scopro con piacere quanto le riflessioni e le esperienze di quel tempo ormai remoto restino fruttuosi e validi anche per la lettura dell’oggi e le sue prospettive. Specie dopo le travagliatissime nottate e lunghissime giornate a corrente alternata dell’ultimo vertice di Bruxelles. Grazie soprattutto alle 2 signore di Berlino autentiche leader che hanno sempre con misura mantenuto con pacatezza il controllo della situazione coadiuvate in tutto dal presidente del Parlamento Sassoli.

Si è così evitata una vera e propria catastrofe che in certi passaggi appariva difficilmente evitabile. Comprensibile pertanto l’euforia finale in un clima quasi da tifoseria juventina del presidente Conte.

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Differente comunque dall’allenatore Sarri, che in ogni caso non ha mutato casacca in corso d’opera e col suo stile singolare e modesto riconosce apertamente problemi di assetto, di velocizzazione del gioco e di rotazione nella formazione, che a maggior ragione si presenteranno a palazzo Chigi. Forse anche in misura maggiore nella sua complessa e rissosa coalizione quasi totalmente affascinata dalla prospettiva dello scampato pericolo e della suddivisione del ricco bottino.

Certo lo stato confusionale del centro destra può non impressionare il presidente Conte che si ritiene fiero trionfatore del dopo Bruxelles. Anche se non andrebbero persi di vista Renzi e specialmente Di Maio, il ministro Azzolina e lo stesso Fico, che giurano e spergiurano che non creeranno problemi alla “navigazione”e senza trascurare la pietra d’inciampo della legge elettorale e del referendum tradizionalmente piccoli e grandi trabocchetti di ogni legislatura.

Saggezza ed operosità verrebbe da augurare a palazzo Chigi, tanto più quando l’insieme dell’opinione pubblica e tutti i settori vitali della società italiana aspettano ormai dopo tanti sacrifici e sofferenze, di vedere finalmente attuate misure e decisioni non più traccheggiabili.

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