Ultimi sondaggi: la maggioranza riduce il distacco dal centrodestra
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Ultimi sondaggi: la maggioranza riduce il distacco dal centrodestra

La Supermedia Agi/Youtrend. Per la prima volta da quasi tre mesi pare arrestarsi il travaso di voti dal Carroccio a Fratelli d'Italia.

Zingaretti e Salvini
Zingaretti e Salvini
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2 Luglio 2020 - 17.20


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La Lega tira un “sospiro di sollievo” (metaforico) e torna a crescere, nella nostra Supermedia dei sondaggi, per la prima volta da quasi tre mesi: l’ultima volta era stato il 9 aprile. In realtà non si tratta di una crescita forte: appena lo 0,2% in due settimane. Comunque sufficiente a interrompere una lunga striscia negativa per il partito di Matteo Salvini, che resta in ogni caso il primo partito nelle intenzioni di voto con il 25,8%. Si mantiene sopra i 5 punti il vantaggio sul Partito Democratico, secondo con il 20,5% (e in crescita dello 0,3%). Più o meno stabili tutte le altre forze politiche, ma con alcuni elementi da meritano di essere evidenziati.

Il primo elemento è il calo (vistoso, ma non drammatico) di Forza Italia: il partito di Silvio Berlusconi perde lo 0,4% su base quindicinale, scendendo sotto il 7% (6,8 per l’esattezza). Ma è troppo presto per legare questa flessione alle recenti “rivelazioni” sulla condanna definitiva di Berlusconi per frode fiscale nell’ormai lontano 2013 – che ne causò, poco dopo, la decadenza da senatore in virtù della legge Severino. Se questa vicenda avrà degli effetti sui sondaggi, lo scopriremo solo nelle prossime settimane.

Il secondo elemento è il calo di Fratelli d’Italia. Anche in questo caso siamo di fronte all’interruzione di una tendenza, persino più clamorosa di quella della Lega: era addirittura dal settembre dell’anno scorso che il partito di Giorgia Meloni non faceva registrare un segno meno nella nostra Supermedia. Anche se si tratta di un calo molto lieve, quasi impercettibile (-0,1%) è significativo che i due partiti del centrodestra sovranista continuino a mostrare un andamento esattamente speculare: come quando uno (la Lega) calava, l’altro (FDI) cresceva, così oggi uno sembra aver smesso di calare e l’altro di crescere.

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Un terzo e ultimo elemento di interesse nei dati di oggi è la crescita dei soggetti minori di centrosinistra: Italia Viva di Renzi sembra ormai essersi stabilizzata sopra il 3%, mentre Azione di Carlo Calenda fa registrare il suo miglior dato di sempre (2,7%) ritrovandosi appaiata con la sinistra rappresentata al Governo dal ministro della Salute, Roberto Speranza. Tutto questo, a livello aggregato, si traduce in una riduzione del distacco accusato dall’area giallo-rossa di governo (di cui però Azione non fa parte) rispetto all’opposizione di centrodestra: dai 6,6 punti di distacco di quindici giorni fa si è passati a 5,6 punti.

Nella sostanza però gli equilibri non sono cambiati di molto: il centrodestra è ancora l’area politica con i consensi maggiori nel nostro Paese, e la situazione per le forze Governo – nonostante l’emergenza coronavirus – è tuttora peggiore rispetto al momento dell’insediamento del nuovo esecutivo, quando le due aree si equivalevano.

Come sempre, oltre all’analisi dei dati settimanali, è utile anche inquadrarli in un’ottica di lungo periodo, per individuare le tendenze di fondo e interpretarne le possibili ragioni. Il grafico dello storico della Supermedia ci mostra come la convergenza tra i 4 partiti maggiori – che fino a poche settimane fa sembrava inevitabile, persino imminente – in questa fase si sia arrestata.

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È possibile che si sia interrotto il travaso da Lega e FDI, e che questi due partiti abbiano trovato un nuovo equilibrio (in)stabile, con il primo intorno al 25% dei consensi e il secondo al 15% circa. Ma sta per aprirsi un altro capitolo elettorale: quello delle elezioni regionali e del referendum costituzionale, che si terranno entrambi a settembre. Diverse volte, in passato, abbiamo avuto modo di notare come gli appuntamenti elettorali – anche quelli locali – siano stati dei punti di svolta in grado di condizionare nelle settimane successive gli orientamenti di voto di tutti gli italiani.

Il doppio appuntamento (anzi: triplo, visto che ci sono anche le amministrative) di settembre riaprirà tante partite, anche quelle che sembravano ormai obsolete o comunque archiviate: innanzitutto, quella tra centrodestra e centrosinistra, ossia gli unici due poli realisticamente competitivi per la conquista delle Regioni; ma anche la partita interna al centrodestra, di cui abbiamo accennato; e un’altra, tutta da scoprire, tra PD e Movimento 5 Stelle: se infatti i democratici partono avvantaggiati nelle competizioni regionali, stanti le regole elettorali che premiano le coalizioni in grado di vincere nell’unico turno di voto previsto, il referendum costituzionale potrebbe dare ossigeno al M5S, che si ritroverà compatto a sventolare una sua bandiera storica, quella del taglio dei parlamentari.

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Il derby tra PD e M5S – ciascuno dei quali potrebbe venire premiato, oppure penalizzato, dagli appuntamenti elettorali di settembre – rischia di mettere a repentaglio la stabilità del Governo, che si basa proprio sulla precaria alleanza di questi due partiti. Secondo le rilevazioni di SWG, questa convivenza ha un doppio volto: tra la base del PD, prevale nettamente la convinzione che l’alleanza con il M5S sia stata la scelta giusta (la pensa così l’85% degli elettori dem, in aumento rispetto al 71% di settembre 2019); dall’altro lato, però, gli stessi elettori del PD sono spaccati a metà tra quanti ritengono che il loro partito sia eccessivamente “appiattito” sulle posizioni degli alleati di Governo (46%) e chi invece non condivide questa posizione (43%), esplicitata di recente dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori.

In conclusione, colpi di scena permettendo (e nella politica italiana questi non si possono mai escludere al 100%) ci avviamo verso un’estate all’insegna della “quiete che precede la tempesta”, rappresentata dagli importanti appuntamenti elettorali del 20 e 21 settembre.

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