Calenda vuole il 'fronte repubblicano': "Pd e Forza Italia alleati contro i mostri dell'estrema destra"
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Calenda vuole il 'fronte repubblicano': "Pd e Forza Italia alleati contro i mostri dell'estrema destra"

Il leader di Azione attacca tutti, dai sovranisti al M5s: "Non daremmo a Di Maio in gestione un bar e gli facciamo fare il ministro degli esteri"

Carlo Calenda
Carlo Calenda
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2 Luglio 2020 - 07.13


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La spara grossa Carlo Calenda, anzi enorme: propone infatti un ‘fronte repubblicano’ che vada dal Pd a Forza Italia per mettere fuori gioco i ‘mostri’ dell’estrema destra e del M5s. Il leader di Azione attacca tutti, dalla ‘democrazia diretta’ del M5s (un ‘ridicolo bluff’) alla ‘leadership svogliata’ del Pd, al sovranismo leghista, il ‘populismo dei sindacati’, una ‘stampa moribonda’ e una ‘confindustria condannata all’irrilevanza’. 
“La sinistra ha voluto superare con un’idea sovranazionale, ma ha creato un varco a sovranisti e populisti. ‘Prima gli italiani’ è uno slogan ovvio. Lo prescrive la Costituzione. Perché considerarlo un attacco alla democrazia?”, si è chiesto Calenda che vedrebbe bene un’alleanza tra Pd e Forza Italia.
“Certo” continua Calenda, “è fondamentale che chi si ispira alle stesse famiglie politiche europee costruisca un fronte repubblicano”, ha spiegato l’ex ministro.

Calenda non risparmia un affondo contro Matteo Renzi: “Ha governato molto bene, ma non condivido nulla del modo in cui fa politica oggi”.

Per il leader di Azione, “il nostro rapporto con la politica è malato. I decreti sicurezza sono fascisti con Salvini e buoni con il Pd. Non daremmo da gestire un bar a Di Maio ma gli facciamo fare il ministro degli Esteri”. E ancora: “La destra non è mai stata fascista e la sinistra mai comunista, ma i toni sono quelli di un’altra epoca”.

Secondo Calenda, “tutto questo rumore di sottofondo non ha prodotto una virgola. Il rischio di una deriva modello Orban c’è. Ma il rischio è alimentato da sinistra: ogni volta che provi una riforma ti dicono che è un colpo di stato”.  Conte? “E’ la persona più distante da me dell’universo. Si arrotola nella retorica, indefinita, magniloquente, vuota. Conte non dice e non decide mai niente”.

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