La Destra volta le spalle ai simboli della Repubblica
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La Destra volta le spalle ai simboli della Repubblica

Oggi è il 2 giugno, è la festa della Repubblica e della democrazia, del primo voto alle donne, dell’alba della costituente e della libertà di espressione.

Manifestazione a Roma
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Chiara D'Ambros Modifica articolo

2 Giugno 2020 - 12.19


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Questo 2 giugno 2020 è particolare a detta di tutti per il Covid, ma chi scrive crede lo sia anche per lo sfregio a questo giorno della Destra che è scesa in piazza voltando le palle a piazza Venezia, alla corona deposta dal Nostro Presidente della Repubblica solo un’ora dopo che era stata deposta, al tricolore che Mattarella ha salutato e onorato oggi per tutti gli italiani.

Una lunga bandiera retta da persone che osano pronunciare le seguenti parole che tremo riportandole qui: “la mafia ha ucciso il Mattarella sbagliato”.

Urla contro chi riprende: “vattene, vattene”.

Lasciamo stare la questione dell’assembramento.

Oggi è il 2 giugno, è la festa della Repubblica e della democrazia, del primo voto alle donne, dell’alba della costituente e della libertà di espressione.

Oggi è il giorno della festa di tutti gli italiani. Chi si permette di protestare contro? Contro cosa? E cosa propone in alternativa? Quanto è necessario rispondere attentamente a queste domande.

Perché la destra sceglie proprio questo giorno simbolico per andare in piazza a denunciare gli errori del governo?

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Ma chi è questa destra? Molto è stato detto ma non abbastanza.

Con la riapertura della scuola credo si dovrebbe introdurre sin dalle elementari lo studio della storia della Repubblica, che sia una materia a sé e non per lezioni di Stato ma per conoscenza dei fatti storici e delle conquiste civili di questo Paese. Per far conoscere che il 2 giugno non esisterebbe se non ci fosse stata la Resistenza, e la Lotta per la Liberazione dal Nazifascismo. Chi può dire il contrario? Con quali argomenti?

Serve istruzione e conoscenza, non solo a scuola, far comprendere, per esempio, la differenza tra rispetto delle regole attraverso il rispetto dei diritti umani e il rispetto della legge attraverso l’uso della violenza come accadeva in tempi cui una buona fetta della destra in piazza oggi si ispira.

In questi giorni in cui in America impazzano gli scontri dopo l’uccisione di George Floyd vediamo parte della polizia contro i manifestanti, un’altra parte inginocchiarsi. Sentiamo l’agente Swanson dire: “Dal punto di vista tattico ho fatto il peggior sbaglio della mia vita, nel momento in cui mi sono tolto tutte le protezioni e mi sono immerso nella folla ma dovevo mostrarmi vulnerabile, accorciare le distanze, superare le divisioni tra noi.”

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Accorciare le distanze e poter dimostrare vulnerabilità è segno di una democrazia forte, in cui non ci sono liti, in cui la libertà di tutti, anche dei più deboli non solo è rispettata ma difesa.

Le prese di posizione contro in un giorno così simbolico invece rischiano creare sfiducia e fomentare le liti – per evocare le bellissime e importanti parole del Nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso per il 2 giugno – quando in momenti così delicati sono fondamentali le discussioni che per districarsi nella complessità tenendo forti e indiscutibili certi valori. Forse si deve ripartire proprio da qui, da ritrovare e riaffermare quali valori sono alla base della democrazia, per avere dei punti di riferimento per la Ricostruzione richiesta dopo il lockdown e tutte le sue conseguenze.

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