Lui ha affrontato la grave emergenza di Bergamo e ha riflettuto a lungo sui suoi errori. Ma c’è chi di errori ne ha fatti molti di più.
“Sicuramente, e lo dico con tutte le attenuanti del caso, la prova che hanno dato è stata abbastanza deludente, però ogni volta che lo si fa notare la risposta è sempre quella: basta polemiche. Ma non credo che i lombardi cambieranno le loro idee dall’oggi al domani. Noi del Pd qui abbiamo un’occasione d’oro: di diventare il partito dei produttori, dalle partite Iva agli imprenditori, dagli artigiani agli operai. Il partito di chi lavora”.
Così il sindaco di Bergamo Giorgio Gori risponde, in un’intervista a La Stampa, a chi gli chiede se dopo la prova del presidente della Regione Attilio Fontana e dell’assessore al Welfare Giulio Gallera, la Lombardia è contendibile.
A dire la verità il dna della sinistra è rappresentare il mondo del lavoro, a cominciare dai diritti dei lavoratori che non devono essere subordinati alle logiche di profitto di imprenditori avcidi e senza scrupoli, come è accaduto negli ultimi decenni nei quali abbiamo assistito al grande arricchimento di pochi a scapito della precarietà e delle condizioni più difficili di altri.
Al giornalista che gli fa notare che le partite Iva al Nord votano Lega, il primo cittadino replica: “La Lega e la destra sono più o meno velatamente antieuropeiste, mentre chi produce sa che l’Europa è indispensabile. Se in armonia con l’Europa riuscissimo a reinventare lo spirito del Dopoguerra e della ricostruzione, per noi si aprirebbero delle autostrade politiche”.
Quanto alle possibilità che il Pd attuale possa riuscirci, Gori risponde: “Mi sembra che per ora questa relazione con i produttori non emerga. Forse non stiamo dando segnali abbastanza chiari”.