Delrio critica Salvini: "Da lui un clamoroso autogol, l'accordo M5s-Pd lo terrorizza"

Il capogruppo del Pd alla Camera: "Ciò che serve è un accordo alla tedesca, come Cdu e Spd, una cosa scritta".

Carola Rackete e Graziano Delrio
Carola Rackete e Graziano Delrio
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16 Agosto 2019 - 09.48


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Alla fine la disgrazia diventerà qualcosa di utile? ”Salvini ha fatto un errore clamoroso, un autogol e ora è terrorizzato dall’idea di un accordo tra noi e il Movimento 5 stelle”. Così Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera, a Circo Massimo su Radio Capital. ”Salvini -aggiunge ironico- ha sicuramente azzeccato una mossa, ha capito che l’Italia ha bisogno di un altro governo – dice con un filo di sarcasmo Delrio – perché questo ha portato zero crescita, zero investimenti, cassa integrazione, non è stato un anno bellissimo come ci aveva preannunciato Conte, è stato un anno buttato via anche in termini di credibilità”.
“Per il resto – prosegue – credo che la gestione della crisi, da parte didel Ministro dell’Interno, sia stata un autogol per ciò che si è visto fino a oggi e se Salvini ci ripenserà e tornerà indietro sarà il suo suicidio politico. Infatti secondo me non ci ripensa, sta semplicemente capendo che ha sbagliato le mosse ma siccome è abile sa che tornare indietro gli farebbe perdere credibilità e sarebbe un suicidio”.
 Il rapporto con M5S? “Non ero di quelli che dicevano ‘mai'” ma, spiega Delrio, “ciò che serve è un accordo alla tedesca, come Cdu e Spd, una cosa scritta. Ci si mette a sedere, si tratta, si analizza ogni punto per il bene del Paese, convocando le menti migliori, per dare un’impronta diversa. Questo paese finora è stato ossessionato da argomenti che non hanno portato bene, come l’immigrazione. Mi fa piacere che Conte ne abbia preso atto. Il problema invece è il lavoro, dobbiamo abbassare il cuneo fiscale, c’è il tema del salario minimo”.
Oltre al salario minimo l’altro punto di confronto sarà il reddito di cittadinanza, sul quale Delrio vede ”luci e ombre”. ”Noi lo abbiamo criticato per un verso ma sostenuto per un altro – spiega l’ex ministro – perché come sviluppo del reddito di inclusione era giusto. Poi hanno messo anche le politiche attive del lavoro che però non entrano in vigore, hanno creato confusione e tolto efficienza alle misure contro povertà. Non abbiamo mai fatto battaglia frontale contro il Reddito ma la misura così concepita anziché avviare al lavoro lo scoraggia”.

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