La base grillina è infuriata sul sì alla Tav

A giudicare dalle prime reazioni social di alcuni eletti e militanti tra i più in vista, le parole di Conte potrebbero avere un effetto deflagrante sulla tenuta stessa del Movimento

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24 Luglio 2019 - 16.27


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Non si può dire che sia stato un fulmine a ciel sereno, ma l’annuncio del premier Giuseppe Conte di un sostanziale avallo da parte del governo alla Tav è per il popolo M5s un colpo duro da incassare. A giudicare dalle prime reazioni social di alcuni eletti e militanti tra i più in vista, le parole di Conte potrebbero avere un effetto deflagrante sulla tenuta stessa di M5s, proprio nel momento in cui il capo politico, Luigi Di Maio, contava su un più volte annunciato processo di riorganizzazione per dare maggiore omogeneità alla galassia grillina.
Ora, come già emerge da alcuni post, il gruppo dirigente M5s sarà chiamato a dare risposte alle proteste e alla rabbia dei militanti. E così, mentre i capogruppo e Di Maio si preoccupavano di ribadire immediatamente la propria contrarietà all’opera, sui social si è assistito a un crescendo repentino di accuse di tradimento dei valori originari e di esplicite richieste di ritiro dal governo.

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Tra i più delusi, il senatore piemontese Alberto Airola, che ha fatto del contrasto alla Tav una delle sue battagle politiche segnanti. Sotto il suo post di sfogo mista a delusione (tra i primi ad essere pubblicati) in pochi minuti i commenti sono stati centinaia, e addirittura ha velocemente iniziato a circolare l’hashtag #tuttiacasa.
Lucia scrive un laconico “mi dispiace ma questo e’ troppo, movimento addio! Grazie per avermi regalato un sogno lungo 10 anni!”. Come lei, Giulio constata che “sta finendo un po’ tutto così a dire il vero, sono più i dietrofront che le promesse mantenute” e annuncia “penso che revochero’ la mia iscrizione”.

“La delusione è tanta”, dice Fulvia rivolgendosi direttamente ad Airola, prima di fargli sapere di aver “chiuso col Movimento”, mentre Carmelo si sfoga scrivendo di aver “solo voglia di andarmene”. Pochi, in proporzione a quelli di segno opposto, gli interventi in difesa dei dirigenti e dei gruppi parlamentari, e quasi sempre “stangati” dalle risposte: “L’opera è troppo avanti – osserva Luigi – ci vorrebbe un voto parlamentare, ma mancano i numeri per fermarla, l’Europa ha messo altri soldi per ridurre i costi, quindi ormai facciamola e basta, cosi la LEGA non avrà ancora altri cavalli di battaglia da usare contro di noi in campagna elettorale”. Le risposte sono quasi tutte negative, alcune anche offensive, come quella di Davide che lo apostrofa come un ‘si Tav’ e ricorda gli amari calici già ingoiati col Tap, Ilva e Alitalia”.
“Gongolano”, invece, i militanti o ex-militanti vicini agli eletti dissidenti, espulsi o transfughi dal Movimento. Il profilo della senatrice Paola Nugnes, sembra per il momento essere il luogo d’elezione di questa area: “Ok – scrive Roberto – tutto come previsto già da quasi un anno. Direi che ora è il caso che vadano a casa per inaffidabilità e incompetenza manifesta. Punto”, mentre Monica suggerisce la chiosa chiedendo per il governo e per l’avventura grillina di maggioranza “un velo pietoso”. 

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