Il M5s vuole le dimissioni di Zingaretti indagato ma governa a fianco dei condannati
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Il M5s vuole le dimissioni di Zingaretti indagato ma governa a fianco dei condannati

Al netto dei 49 milioni e del caso Diciotti (nonché di Riccardo Molinari, salvato con una legge ad personam), Angelo Ciocca e Massimiliano Romani sono entrambi condannati

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19 Marzo 2019 - 20.28


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La notizia che Nicola Zingaretti è indagato per finanziamento illecito ha fatto gongolare il Movimento cinque stelle, che ancora si doveva riprendere non solo dai sondaggi che danno il Pd in mano al governatore del Lazio pericolosamente in ricrescita, ma anche dai risultati disastrosi in Sardegna e in Abruzzo. 
Quindi, la notizia divulgata dall’Espresso, è stata una ventata d’aria fresca per i vertici grillini, che hanno scritto sull’onda dell’euforia un “bentornato Pd” e invocano le immediate dimissioni di un indagato. Dimenticandosi, come spesso fanno, di governare al fianco non di indagati, bensì di condannati.
Come l’attuale europarlamentare della Lega Angelo Ciocca, quello che ha messo la scarpa sul discorso di Moscovici a Strasburgo, condannato a un anno e sei mesi, e il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romano, a un anno e otto mesi, entrambi per peculato ed entrambi con la pena ridotta e cancellata dal casellario giudiziario. Senza contare Riccardo Molinari, capogruppo della Lega salvato con una legge ad personam mascherata da dèbacle governativa approvata lo scorso 20 novembre. 
Tutto questo sempre al netto dei 49 milioni rubati dalla Lega e del caso Diciotti, su cui domani il Senato è chiamato a esprimersi sull’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini. Autorizzazione che sarà negata proprio grazie ai camerieri grillini, che minacciano eventuali ‘traditori’ del volere del sacro Blog con comunicazioni ai probiviri. Tanto impegno per salvare chi ha tenuto sequestrati non solo 117 migranti ma, come ha spiegato il senatore De Falco, anche i membri dell’equipaggio. Però con Zingaretti l’istinto forcaiolo si è risvegliato più energico che mai. 

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