"Per noi africani c'è da aver paura. Speriamo le cose cambino"

Un anno fa l'ambulante Idy Diene fu ucciso a Firenze. Parla un membro della comunità senegalese. Nardella: "Attenti alla violenza anche verbale"

Il cartello con fiori in memoria di Idy Diene sul ponte Vespucci di Firenze
Il cartello con fiori in memoria di Idy Diene sul ponte Vespucci di Firenze
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5 Marzo 2019 - 20.30


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Il 5 marzo 2018 sul ponte Vespucci di Firenze Roberto Pirrone uccise l’ambulante senegalese Idy Diene senza nessuna particolare ragione. L’ex tipografo, condannato il 7 gennaio scorso in primo grado, con rito abbreviato, a 16 anni di carcere, proclamò di non aver sparato a Diene per razzismo, ma di fatto sparò a un uomo dalla pelle nera tra tanti. Un anno dopo Firenze ha ricordato Diene con il sindaco di Firenze Dario Nardella che in mattinata ha deposto un mazzo di fiori sul ponte affiancato dagli assessori Sara Funaro, Lorenzo Perra, Andrea Vannucci, dal presidente del Consiglio comunale Andrea Ceccarelli e da numerosi consiglier.

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“Il clima ora è veramente molto pesante, è cresciuta è l’ignoranza. Speriamo bene, che le cose cambino piano piano, ma ora è difficile”, osserva Babacar Baye (se abbiamo compreso correttamente il nome), un giovane senegalese che partecipa alla manifestazione organizzata dalla Comunità senegalese della Toscana con a ruota un piccolo corteo promosso da Rete antirazzista, Cpa, ColPol, Rete Collettivi studenteschi, Basta morti nel Mediterraneo, Comitato fiorentino Fermiamo la guerra, Comunità delle Piagge contro ogni forma di razzismo.

“Noi siamo qui per ricordare nostro fratello Idy Diene – dice ancora a globalist.it Babacar Baye – È un anno che è stato ucciso e vogliamo conservare la sua memoria. Siamo qui per pregare perché noi non lo vogliamo mai dimenticare: era una persona di pace, una brava persona. Siamo qui per pregare anche per tutti i nostri amici italiani”. Rispetto a un anno fa il clima intorno a chi ha la pelle scura si è drasticamente appesantito: non ha paura? “Sì, ho paura – risponde fermandosi un momento – Mia mamma mi chiama, mi dice di cambiare paese, le rispondo di no, ho amici italiani, ma tutti noi abbiamo paura. Siamo ambulanti, a volte qualcuno ti tira dietro una parola violenta, fa paura, è brutto”.

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Per Nardella “Firenze è una città aperta, inclusiva, che ha ben presente i valori della solidarietà: è una città che sa tenere insieme legalità e umanità”. Parlando alle agenzie il sindaco dice che è necessario “tenere alta l’attenzione verso ogni forma di intolleranza e di violenza anche verbale. Il nostro è un gesto di memoria e di vicinanza alla comunità senegalese, che ha dovuto vivere anche la tragedia dell’eccidio di piazza Dalmazia, deve fare i conti con una ferita profondissima e ha bisogno di sentire la città vicina”. Il sindaco informa che commissionerà agli artigiani dell’Oltrarno “un’opera d’arte commemorativa di Diene”.

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