"Io conosco tutto di lui" Beppe Grillo ha ormai ufficialmente rotto con Luigi Di Maio

Dopo il referendum online per autorizzare o negare il processo a Salvini, Grillo ha pubblicamente espresso, attraverso una serie di Tweet, la sua grande delusione nei confronti del partito e nei confronti di Di Maio.

Beppe Grillo
Beppe Grillo
Preroll AMP

globalist Modifica articolo

19 Febbraio 2019 - 09.21


ATF AMP

Beppe Grillo è davvero furioso con Luigi Di Maio dopo il risultato della consultazione online sulla piattaforma Rousseau. Di seguito il pezzo di Fabrizio Roncone sul Corriere.it.
Nel suo spettacolo, Insomnia — stasera arriva a Roma sul palco del teatro Brancaccio — Grillo è solito pronunciare una battuta: «Io sono l’unico a conoscere tutte le cose vere della vita di Luigi Di Maio. Io sono l’unico in grado di metterlo in difficoltà».
Il tweet con cui ha criticato il testo del referendum indetto tra i militanti per decidere se autorizzare o negare il processo a Matteo Salvini, è stata una battuta ma soprattutto un attacco a Di Maio. Il suo stato d’animo, ormai da mesi, è scosso da incredulità e malinconia, e a prevalere, sempre più spesso, è il puro astio.
I ministri e i sottosegretari, centinaia di parlamentari tra le fila dei cinque stelle, «prendono ordini, e sono ordini indiscutibili, solo da Di Maio. Che, a sua volta, li prende da Davide Casaleggio».
La verità è che Grillo aveva immaginato per il suo Movimento, fondato a colpi di ‘vaffa’ un modo diverso di stare al governo.
Quando sentiva il ministro Toninelli parlare del ponte di Genova gli venivano le bolle. Non gli piace il ritorno di questo Di Battista, che ha verità confuse su tutto, arrogante e saccente, mediaticamente ostile (Grillo sa leggere le curve d’ascolto in tivù: e quando arriva Dibba, calano).
A Grillo, soprattutto, non è però mai piaciuta l’alleanza con la Lega (la battuta preferita nel suo show è questa: «No, scusate: ma la mamma di Salvini, quella sera, non poteva prendere la pillola?»). Perciò l’idea di provare a salvare Salvini in questo modo non gli piace.
Quel tweet, l’altro giorno, era studiato, premeditato, una chicca di purissima cattiveria: «Se voti Sì vuol dire No,Se voti No vuol dire Sì, Siamo tra il comma 22 e la sindrome Procuste». Così ha cercato di mollare un colpo pesante ai piani di Di Maio, che non vuole dare dispiaceri a Salvini, e anche, a pensarci bene, una formidabile randellata alla credibilità della piattaforma Rousseau.
La scena è finalmente davvero chiara: da una parte, c’è Grillo (e con lui Roberto Fico e una base militante ortodossa, combattiva e furibonda per la salvezza concessa al gran capo della Lega). Di là, ci sono Davide Casaleggio e Luigi Di Maio.

Top Right AMP
FloorAD AMP
Exit mobile version