Lite per il congresso nel Pd: i dati ufficiosi vedono Zingaretti in testa

I risultati "ufficiosi" diffusi dal Partito Democratico vedono Nicola Zingaretti in testa con il 47,95% seguito da Maurizio Martina al 36,53 e Roberto Giachetti all'11,23. Saranno loro gli sfidanti alle primarie.

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31 Gennaio 2019 - 08.51


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Gianni Dal Moro, presidente della commissione congresso, annuncia l’arrivo dei dati dei congressi di circolo.
Tali dati sono tuttavia “ufficiosi”, per via di diversi ricorsi ancora aperti in alcune regioni come Campania, Calabria e Sicilia. Ma la precisazione del Nazareno non soddisfa la mozione di Francesco Boccia. “I dati che stanno facendo trapelare sull’affluenza voto nei circoli del Pd sono assolutamente falsi. Ho abbandonato i lavori della commissione perché stanno diffondendo dati condizionati da centinaia di ricorsi non ancora discussi” tuona Umberto Marroni, componente della commissione congresso dell’area Boccia. Marroni denuncia anche diversi casi di iscritti on line “regolarmente iscritti e paganti” che “non sono neanche stati avvisati delle votazioni. Prenderemo pesanti provvedimenti nelle prossime ore”. Si annunciano altri ricorsi, insomma.
Intanto, mentre i dem continuano a litigare sui dati degli iscritti, i risultati “ufficiosi” diffusi dal Nazareno vedono Nicola Zingaretti in testa con il 47,95% seguito da Maurizio Martina al 36,53 e Roberto Giachetti all’11,23. Saranno loro gli sfidanti alle primarie. Per Boccia (2,91%), Maria Saladino (0,71%) e Dario Corallo (0,67%) la corsa si ferma qua.
Secondo la commissione congresso, i votanti sono circa 190mila. In calo rispetto al 2017 quando votarono 266.054 iscritti. Ma non un tracollo. Certo, se si va più indietro, il paragone è impressionante: nel 2009 andarono a votare in 462.904. I numeri ufficiali verranno dati alla Convenzione nazionale di domenica all’Ergife. “Domenica mattina la Commissione Nazionale certificherà i dati finali che diventeranno ufficiali”, è il timing di Dal Moro.
Dunque Zingaretti vince ma non supera il 50%. E tutti i big schierati con Martina si affrettano a sottolineare che per il governatore del Lazio si tratta di un risultato “deludente” e che “la partita delle primarie è apertissima”. E’ lo stesso Martina a suonare la carica: “Le primarie non sono affatto scontate, il voto nei circoli lo dice, noi possiamo vincere e portare una nuova generazione insieme alla guida del Pd per battere Destra e Cinque Stelle”.
Ma dalle parti di Zingaretti, la lettura è tutta diversa: “I risultati definitivi delle assemblee di circolo, certificano senza equivoci o ombre, l’ottimo risultato raggiunto dalla mozione Zingaretti. Un risultato uniforme in tutta Italia che ci premia al nord, al centro e al sud. Siamo saldamente primi, distanziando di quasi 12 punti la seconda mozione. Anche sommando i voti di Martina e Giachetti, Zingaretti resta primo. Alle primarie tutti potranno partecipare e ricordiamo che in tutte le sfide precedenti chi ha vinto nei circoli poi si è affermato anche nei gazebo”.
Mentre il Pd prosegue il suo congresso, Carlo Calenda va avanti con il suo progetto per le europee. “Io tiro dritto”. Anche se sono diversi i no ricevuti, da Enrico Letta a Emma Bonino fino a Massimo D’Alema. “Non spetta a Calenda decidere con chi si deve alleare il Pd”, ha detto in un’intervista. Pronta la replica via Twitter dell’ex ministro dello Sviluppo: “La cosa bella di D’Alema è che puoi sempre contare sul fatto che si lasci fuori da solo. Il motto è ‘Dopo di me il diluvio'”.
D’Alema nell’intervista parla anche del congresso Pd: “Spero che il Congresso dia a Zingaretti la forza di aprire un nuovo corso politico. Credo che se c’è una svolta nel Pd si possa riaprire anche una prospettiva di dialogo a sinistra”. Parole che hanno scatenato il fuoco di fila dei renziani. Dice Andrea Marcucci: “D’Alema sostiene con forza Zingaretti. E’ un endorsment che rende tutto abbastanza chiaro. Abbiamo bisogno di futuro, non di un’altra ditta dieci anni dopo”.
Pure Martina interviene: “Io penso che il nuovo corso del Pd e del centrosinistra si costruisce solo con una nuova generazione in campo e non certo guardando indietro”. E alla fine anche Zingaretti entra nella questione e a chi gli chiede se intenda riprendersi i fuorusciti di Leu nel Pd, se diventerà segretario, risponde secco “no” e argomenta: “Nessuno vuole rimettere insieme un quadro politico che per scelta di tutti appartiene al passato”.

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