Conte difenda la sua dignità: smetta di fare l'alibi e vada via da Palazzo Chigi
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Conte difenda la sua dignità: smetta di fare l'alibi e vada via da Palazzo Chigi

Un professore diventato ostaggio dei giallo-verdi. Senza poteri, mandato a recitare slogan e delegittimato alla vigilia della cena con Junker

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte
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24 Novembre 2018 - 11.05


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Gentile signor Conte, prima che per un combinato disposto di eventi naturali e sovrannaturali lei si trovasse paracadutato a Palazzo Chigi, chi ha avuto modo di conoscerla l’ha descritta come un serio professore, anche se certamente organico al sistema universitario attuale nel quale conta il merito ma contano anche parentele, amicizie, scambi di favori e quant’altro.
Tuttavia la sua attività di avvocato e nel campo dell’insegnamento non ha mai avuto ombre e tutti l’hanno sempre definita come persona priva di ombre e stimata professionalmente.
Ora, però, da quando presiede il sedicente Governo del Cambiamento, già ribattezzato con fortuna come Governo della Demenza per la presenza di persone e personaggi che lei – da professore – avrebbe messo alla porta, ma che da premier travicello si deve tenere e deve pure ricevere ordini da loro, tutto è cambiato.
Purtroppo che lei nel governo conti quanto il due di coppe a briscola quando regna bastoni lo ha capito perfino Barbara Lezzi. E ce ne vuole.
Ma non è questo il punto. Il punto è che lei da quando è cominciata questa sceneggiata penta-fascio-leghista ci ha messo faccia e reputazione per fare da sponda alla melensa e triste retorica giallo verde.
Il copione che il fido Casalino le ha dato da recitare è andato avanti a forza di slogan e di frasi fatte. Dal presentarsi come ‘avvocato del popolo’ a usare la trita formuletta del ‘Governo del Cambiamento’ a scambiare l’8 settembre con il 25 aprile, a dire e non dire perché non ha il potere di dire ma solo di riportare, a difendere Casalino che dava dei ‘pezzi di merda’ a quelli del Mef mentre Tria – che sarebbe un suo ministro – parlava di volgari minacce.
L’hanno mandata allo sbaraglio perfino nel fare da spalla a capo leghista mentre mostravate il cartello del famigerato decreto Salvini sulla sicurezza, salvo poi vedersi la sua faccia tagliata dallo stesso Salvini nella foto postata sui social leghisti.
E ancora a parlare della “terra del cuore” o terra dei cuori diventando perfino una sottospecie di Toninelli, ossia di un altro miracolato membro di questo surreale governo.
Infine, senza alcun potere reale ma facendo la figura del ‘manichino della Rinascente’ (citazione) viene spedito a cena da Junker (quello definito ubriacone dal suo vice-premier) e nello stesso tempo i suoi due capi fanno precedere l’incontro da proclami e insulti verso l’Europa e Junker.

Perfino Razzi e Scilipoti avrebbero capito che così il suo viaggio e la sua figura venivano allegramente e sfrontatamente delegittimati. 
Un moto di rabbia? Un moto di stizza? No.

Lei imperterrito ha continuato a recitare il copione, magari soddisfatto delle strizzatine d’occhio di Trump, il cui lavoro lei ha avuto il coraggio di definire ‘eccezionale’ dimenticando che parliamo di un miliardario che separa i bambini migranti dalle madri e che in tema di ambiente (una volta caro agli ex francescani grillini) ha sconfessato la convenzione di Parigi e ha dato il suo benestare a tutti gli scempi ambientali possibili e immaginabili.
Lei è sicuro che stare a Palazzo Chigi in queste condizioni sia utile a qualcuno? Quando questa farsa giallo-verde sarà finito lei immagina di essere ricordato come uno statista o come un travicello messo accanto a un gruppo di esaltati e sprovveduti?
Difenda la sua dignità e reputazione. Lasci palazzo Chigi. Non sia più l’alibi o la controfigura di nessuno. E’ l’unica scelta che può fare se vuole davvero essere l’avvocato degli italiani.

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