Anche se non hanno ancora ufficializzato la loro corsa, gli ultimi che si accingono a entrare nell’agone sono Marco Minniti (in quota Renzi, anche se non ufficialmente) e Maurizio Martina (in quota giovani).
Ossia – al momento – sette candidati alla carica di segretario del Partito che perde iscritti e consensi. E già questo è un segno delle difficoltà del Partito democratico nel quale – almeno fino ad ora – non sembrano esserci candidature all’insegna della discontinuità o che rappresentino una vera alternativa al Pd ‘liberista’ e lontano dalla periferie di Renzi che ha perso il voto dei quartieri popolari delle città e ha perso i contatti con la base sociale della sinistra.
Minniti
Già domani potrebbe arrivare l’annuncio di Marco Minniti della sua candidatura alla segreteria del Pd, ma i rapporti con l’area renziana rimangono tesi: i sostenitori dell’ex premier, infatti, vorrebbero affiancare a Minnini la loro Teresa Bellanova, in una sorta di ticket come fu Martina per Renzi. Ma Minniti non è d’accordo in quanto “teme di apparire sotto tutela” rivela una fonte renziana.
L’ex ministro dell’interno sembra fermo sul no a Bellanova, cosa che potrebbe allontanare, secondo i renziani, molti degli oltre 500 sindaci che hanno sottoscritto l’appello a favore di Minniti. “Se Minniti dicesse no – spiega la fonte renziana – potrebbero esserci ripercussioni, sicuramente ci sarebbe freddezza almeno da parte della nostra area”.
Martina
Maurizio Martina si starebbe orientando a candidarsi al congresso Pd. Secondo quanto si apprende, il segretario uscente potrebbe a breve annunciare la propria decisione di correre alle primarie. Il progetto a cui lavora Martina, riferiscono le fonti, sarebbe giocato in chiave generazionale con la presenza di giovani e amministratori locali dei territori. L’idea dovrebbe raccogliere il sostegno anche di diverse personalità del PD, al di là delle aree formatesi nello scorso congresso, ed evitare la polarizzazione sino a qui emersa con le candidature di Nicola Zingaretti e Marco Minniti.