Martina lascia la reggenza del Pd: ora sviluppare l'alternativa
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Martina lascia la reggenza del Pd: ora sviluppare l'alternativa

Il successore di Renzi parla al Forum del partito: il congresso è utile, il tema è come lo facciamo

Maurizio Martina
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28 Ottobre 2018 - 15.34


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Il suo tratto di strada l’ha fatto e ora è pronto a passare il testimone. Anche i più critici. Non possono negare che sia una brava persona e ragionevole, che però non ha il piglio necessario per tirare il Pd fuori dalla melma e liberarlo dal giogo renzista.
“Si completa adesso il mandato che ho ricevuto all’Assemblea nazionale di luglio”. Così il segretario del Pd Maurizio Martina ha annunciato, al Forum del partito a Milano, la fine della sua esperienza alla segreteria. “Nei prossimi giorni – ha ripreso – com’è giusto che sia, con la segreteria nazionale, noi concluderemo questa fase”. Martina ha poi indicato l’11 novembre come data “buona” per svolgere l’Assemblea nazionale che dovrà portare al Congresso.
Nei prossimi giorni – ha annunciato Martina -, con la segreteria nazionale, intendo costruire un percorso dove raccogliere idee per una prospettiva e preparare il Pd a una nuova battaglia”. Ha poi dichiarato che “il nostro congresso potrà essere l’occasione per fare la parte del lavoro che ancora ci manca per sviluppare un’alternativa che muova dal Pd ma vada oltre il Partito democratico, per la tanta disponibilità che c’è in giro. Il congresso è utile, il tema è come lo facciamo”.
Infine, ha riassunto così il lavoro svolto: “Il mandato ricevuto dall’Assemblea nazionale era di costruire un percorso che ci portasse a raccogliere le idee fondamentali e prepararci alla battaglia”. Questo lavoro, ha continuato, è stato compiuto, e ora “vi chiedo di considerare questo lavoro come un patrimonio di questa comunità, non di ricominciare da capo ma di partire da qui, da un lavoro che non è mio o di qualcuno, ma è di tutti”. E ha auspicato che nessuno “tema il confronto” perché “siamo uniti quando ci confrontiamo. Anche le primarie sono uno strumento utile, sono un grande fatto politico. Dipende che uso ne facciamo noi”.

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