Di Maio finge di avvertire Salvini: "non voteremo condoni", ma è per la pace fiscale
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Di Maio finge di avvertire Salvini: "non voteremo condoni", ma è per la pace fiscale

Il vicepremier pentastellato ha però subito aggiunto di essere favorevole alla pace fiscale, proprio il modo in cui la Lega ha chiamato il piano che prevede la chiusura definitiva dei conteziosi con l'Agenzia delle Entrate

Luigi Di Maio
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17 Settembre 2018 - 12.51


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Luigi Di Maio contro il condono fiscale ma favorevole alla pace fiscale, ossia il modo in cui è stato chiamato il piano della Lega di Matteo Salvini, uno dei pilastri della campagna elettorale del Carroccio e della prossima manovra di governo, che prevede la chiusura definitiva dei conteziosi con l’Agenzia delle Entrate.
Un piano che tanti non hanno esitato a definire un vero e proprio condono fiscale. Si propone infatti una sanatoria delle cartelle esattoriali con aliquota del 10% per chiudere ogni pendenza col passato. E se in campagna elettorale si era parlato di fissare un tetto di imposta e multe dovute di 200mila euro, ora si pensa di salire fino a un milione di euro.
Di Maio ha provato a parlare dell’indisponibilità dei pentastellati di fronte ad un simile progetto, ma senza essere molto convincente. “Il M5s – ha affermato il vicepremier pentastellato – non è disponibile a votare alcun condono. Quindi – ha subito aggiunto – se stiamo parlando di pace fiscale, di saldo e stralcio siamo d’accordo. Se invece parliamo di condoni non siamo assolutamente d’accordo”.
“Perché abbiamo già visto per anni – ha detto ancora Di Maio – i governi Renzi e altri fare scudi fiscali e hanno creato solamente un deterrente a comportarsi bene e hanno fatto sempre pensare che in questo paese una via di uscita all’evasione ci potesse essere”.
Infine una rassicurazione. “L’incontro Salvini-Berlusconi di ieri – ha detto Di Maio – non mi ha creato nessun fastidio”.
Più netto, invece, il giudizio sulle parole di Brambilla, presidente del centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, che aveva detto che con le pensioni minime a 780 euro annunciata dal viceministro 5Stelle all’Economia, Laura Castelli ‘si spacca il sistema’. “Brambilla parla a titolo personale. Prima lo scoprite anche voi giornalisti – ha affermato Di Maio – e più evitiamo questa bagarre. La pensione di cittadinanza è nel contratto di governo e lo sappiamo sia noi che la Lega”.

 

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