Quando la sciamannata Taverna strepitava: i vaccini sono come i marchi alle bestie

Ora che la maggioranza ha accettato la linea Lorenzin le affermazioni dell'improbabile vice-presidente del Senato suonano ancora più ridicole e politicamente oscene

Paola Taverna
Paola Taverna
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5 Settembre 2018 - 15.43


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Per mesi hanno insultato l’ex ministro della salute Lorenzin, strizzato l’occhio ai No Vax, aggredito sui social i medici che parlavano di scienza rispetto all’anti-scienza. E lei, l’improbabile vice-preisdente del Senato, era una delle più scalmanate.

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Ora però, di fronte alle proteste, alla rivolta di presidi e genitori, e di fronte alla paura di dover rispondere di qualche morte hanno fatto marcia indietro. E la legge Lorenzin va bene così com’è.
L’ennesima capriola.
Ricordiamo le imprese della prode Paola Taverna

Il ritratto

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Paola Taverna un tempo imbruttiva la gente del suo quartiere, Tor Sapienza, che protestava contro l’apertura di un centro per migranti. “Io nun so’ politico! Nun te poi permette de chiamamme politico!”, disse la cittadina ad un cittadino. Oggi è vicepresidente del Senato. Sempre eccessiva, scatenata, di parolaccia facile, ebbe a dire durante le ultime elezioni a Roma (quelle vinte da Raggi): “Me sa che ce sta un complotto pe fa vince noi Cinque Stelle” (sic). E sempre nello stesso periodo, due anni fa, Taverna sul palco M5s  di Ostia esclamò contro un contestatore: “Ma va’ a mori’ ammazzato, me stai a rompe li coglioni!”.

Il massimo fu però l’esibizione di Paola nel 2017 durante Italia Cinque Stelle di Rimini, glorificando l’uso del web da parte dei grillini esclamò:  “Pure ‘sta altra cosa… C’abbiamo uno strumento che ci permette di fare democrazia diretta. Ci piace chiedere, votare, condividere. No! Nun se po’ fa’. Ce dev’essere l’hacker che te dice: ‘Ecco, ti ho rovinato il giocattolo’. Ma che male t’ho fatto?“.

E sul Pd che aveva criticato la scelta dei grillini di non candidarsi. “Perché non ci siamo candidati? Ma saranno pure affari nostri, no? Io per prima mi sono guardata e mi sono detta: ‘A Pa’, ma te voi candida’? Voi anna’ a fa’ er premier? Te? Ma ‘ndo vai?‘”. E ancora: “Vedo tante mamme. V’è capitato quando parlate male di vostro figlio e dite: ‘Questo disgraziato non studia e non fa niente, gli darei un ceffone’? Poi arriva un’amica tua e ti dice: “Sì, c’hai ragione”. Eh, però. Un po’ de calma. E’ mi fijo e je posso di’ quello che voglio, ma te no. Noi siamo una comunità. Chi tocca uno di noi, tocca mio figlio. Nun ce dovete nemmeno prova’. E invece ci provano in tutte le maniere”.
Ecco Paola Taverna anche lo scorso 3 agosto durante la discussione sui vaccini, ha dato nell’Aula di Palazzo Madama il meglio di sé. Intanto avrebbe mandato a fare in culo l’opposizione che la contestava (ma su questo non abbiamo prove), e poi  in questo video diventato virale in queste ore e realizzato dall’ex sottosegretario all’istruzione del governo Renzi, Davide Faraone, paragona le vaccinazioni ai bimbi ai marchi per le bestie in un Paese, l’Italia, di pecore. Tanto che su Twitter i medici non l’hanno presa bene: “Noi medici operiamo per migliorare la vita di tutti: quella dei pazienti ma anche la nostra.Quando consigliamo e somministriamo i #vaccini lo facciamo per il bene di tutta la comunità. Non “marchiamo vacche”. #Taverna VERGOGNATI!. #Tavernachiediscusa a noi medici”.

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Ma ascoltate da voi cosa dice la vicepresidente del Senato, diploma da perito aziendale, ex segretaria di un poliambulatorio. 

 

 

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