Stadio Roma, Pizzarotti accusa: "anche Di Maio ha il suo giglio magico, come Renzi"

Il sindaco di Parma, ex M5s: "il Movimento non esiste più, è il partito del capo politico che sceglie ministri e decide nomine. Raggi non deve dimettersi"

Federico Pizzarotti
Federico Pizzarotti
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15 Giugno 2018 - 08.06


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Ormai il Movimento5stelle non esiste più, è il partito di Luigi Di Maio che definisce il contratto di governo, sceglie ministri, decide nomine. Durissimo attacco di Federico Pizzarotti al vicepremier e capo politico dei pentastellati dopo gli arresti per corruzione nell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma e il coinvolgimento della giunta guidata da Virginia Raggi.
Il primo cittadino di Parma, dissidente del Movimento costretto ad andarsene nel 2016 per i contrasti con Beppe Grillo, difende la sindaca di Roma e parla di giglio magico intorno a Di Maio, che sceglie ministri e decide le nomine, e di un M5s senza classe dirigente, dove le persone non contano, conta solo il logo.
“La Raggi – ha detto Pizzarotti ad Italia oggi – non deve dimettersi. II presidente Acea (Luca Lanzalone) gli è stato indicato da altri, come del resto gran parte degli assessori. Se non era la persona giusta, è colpa del partito che ha avuto cura di selezionare le persone presentadole come le migliori, le più competenti e affidabili. Mentre dava lezioni di moralità agli altri”.
“Non hanno classe dirigente – ha aggiunto Pizzarotti – criticavano tanto il giglio magico degli altri, loro non stanno facendo diversamente. La selezione non avviene in base alle competenze e direi anche al buon senso ma in base al gradimento e alla vicinanza al capo. Basta vedere il governo nazionale. Molti tra i sottosegretari sono entrati solo perché vicini a Luigi Di Maio. Il capo politico del Movimento sta facendo quello che hanno rimproverato a Matteo Renzi, occupare posti con gente fidata”.
“Oggi Grillo non conta più – accusa Pizzarotti – e il Movimento5stelle con Di Maio non esiste più. È il partito di Luigi Di Maio, che definisce il contratto di governo, sceglie ministri, decide nomine. Inoltre si è preso un una bella gatta da pelare. II superministero dello sviluppo economico e del lavoro non si può gestire con boutade o con un tweet. Ci sono problemi veri, gente in carne e ossa, che si parli di Ilva o Alitalia, riforma del lavoro o delle pensioni. Rischia di essere un boomerang. Potrebbe essere costretto a adottare soluzioni che sei mesi fa dall’opposizione giudicava inaccettabili”.
“La vedo difficile – ha proseguito il sindaco di Parma – che ci possa essere una maturazione, al momento quello che interessa è l’occupazione di spazi più che l’assunzione di responsabilità. Ma ora proveranno sulla loro pelle che governare è una cosa complessa e se non hai risultati la gente se lo ricorda. Questa volta non potranno dare colpe ad altri. E questo, elettoralmente, ha un prezzo: alle elezioni amministrative sono sempre andati male, dal 2012 in poi”.
Pizzarotti ha poi parlato del futuro del M5s e della Lega che nel governo sta già facendo sentire il suo maggior peso. “M5s è un partito a trazione nazionale, dove le persone non contano, conta il logo. In una condizione di normalità il Movimento prende tra il 5 e il 10%. Salvo non ci siano comuni commissariati o altri candidati che non sono in grado di giocarsi la partita, non ci sono sul territorio persone spendibili, che possano fare il risultato e la motivazione di origine è che è meglio stare lontano dai comuni, si può sbagliare, ci possono essere affari non chiari nei quali essere tirati dentro. È l’impostazione di Grillo. A loro i comuni non interessano. Non si sono posti il problema invece che serve una classe di amministratori all’altezza, questo è il vero nodo”.
“Al contrario i leghisti – ha concluso Pizzarotti – sul territorio hanno sempre lavorato. E a livello nazionale è evidente il maggior peso della Lega, hanno esperienza. Matteo Salvini tra l’altro ha gioco facile con un ministero come quello degli Interni”.

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