L'antifascismo è Costituzione, il fascismo reato: a Macerata l'errore di metterli sullo stesso piano

L'appello del sindaco Carancini parte da motivi nobili. Ma azzerare tutto è un grave errore politico, culturale e civile

Salvini stringe la mano a Luca Traini
Salvini stringe la mano a Luca Traini
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Gianni Cipriani Modifica articolo

8 Febbraio 2018 - 16.53


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Non conosco il sindaco di Macerata Carancini. Da quel poco che ho sentito mi è sembrato persona ragionevole che dopo l’omicidio di Pamela Mastropietro e il raid razzista di Luca Traini si è data da fare per tutelare la sua comunità ed evitare che l’odio alimentasse altro odio, l’intolleranza altre intolleranze.


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Ho apprezzato anche le parole di Stefania Monteverde, vice-sindaco e assessore alla Cultura che in una intervista rilasciata proprio a Globalist che ha insistito molto sul concetto che solo con la Cultura possono essere cancellate le pagine nere della storia.



Proprio per questo, ossia senza alcun pregiudizio negativo e senza voler contribuire ad alimentare tensioni, mi permetto di dire che chiedere la sospensione delle iniziative politiche a Macerata sia stato un grave errore per quanto il fine – evitare incidenti e divisioni – sia sicuramente nobile.

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Ma pur sempre di un grave errore politico, civile e culturale si tratta perché da un lato c’erano i Partigiani (oltre alle diverse organizzazioni antifasciste) ossia persone alle quali l’Italia deve la libertà, la liberazione dal nazi-fascismo e la conseguente Costituzione democratica, dall’altro c’erano i fascisti, i razzisti, rappresentanti di gruppuscoli e partitelli che avrebbero dovuto essere sciolti da tempo se solo la legge fosse stata rispettata.



Manifestare contro il fascismo significa ribadire un valore che è scritto nella nostra Costituzione. Manifestare in favore di un giustiziere razzista che aveva in casa il Mein Kampf di Hitler, aveva i tatuaggi nazisti addosso e soffiare sull’odio contro i neri e, in particolare, la comunità nigeriana è semplicemente un reato.


Come possono essere messe le due cose sullo stesso piano? L’antifascismo è un valore costituzionale, il fascismo un reato. 
Vietare o scoraggiare le manifestazioni in difesa dei valori democratici significa considerare chi scende in piazza solo foriero di guai e far passare un messaggio sbagliato, come se la difesa della legalità dovesse avere come metro di giudizio solo l’eventuale fastidio che reca all’ordine pubblico.

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Accettare questo metodo significa diventare tutti ostaggi dei gruppi fascisti e, in generale, di tutti i violenti. Ma soprattutto l’arretramento politico, culturale e civile che va avanti almeno dal 1994 ha portato al paradosso che l’antifascismo debba in qualche modo essere giustificato proprio mentre si ripetono gli oltraggi e le provocazioni durante il Giorno della Memoria, o a Marzabotto e ai luoghi in cui si celebrano i martiri della Resistenza e l’eroismo dei partigiani.



Rispetto chi ha fatto un passo indietro, anche se obtorto collo. Ma idealmente sono con chi vorrà egualmente manifestare contro la deriva razzista e fascista, augurandomi che sia espressione della migliore tradizione pacifista e civile di questo paese e che il Viminale e chi lo guida non impedisca una iniziativa che difende uno dei principi cardine dell’Italia democratica e repubblicana. 
Alcuni valori non sono negoziabili. E, per quel che mi riguarda, nel mio piccolo non lo saranno mai.

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