May in difficolta, la Brexit potrebbe diventare soft: gli scenari

Il partito conservatore dopo aver portato il Regno Unito alla prova di un terzo voto in soli due anni, ha perso la sua scommessa: 315 seggi ai conservatori, 216 ai laburisti.

Jeremy Bernard Corbyn
Jeremy Bernard Corbyn
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9 Giugno 2017 - 07.47


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Il quadro politico del Regno Unito, dopo l’esito del voto di giovedì, è più instabile di quello di pochi mesi fa. La dispersione del voto fa pensare che ancora non è chiara la ricetta da offrire agli elettori inglesi. Nemmeno la dialettica politica di May ha funzionato, la premier esce infatti decisamente indebolita e senza una maggioranza assoluta. Il risultato del voto non rafforza il mandato di Dowing Street in via dei negoziati sulla Brexit. Secondo Tony Travers, professore della London School of Economics, per il Regno Unito non sarà facile divorziare dall’Unione Europea. Lo vedremo il 19 giugno quando si apriranno formalmente le trattative. La premier inglese aveva ricevuto il mandato dal precedente Parlamento per una “hard” Brexit, ma adesso questa strategia risulta indebolita. Le voci, sia nel campo dei conservatori sia dei laburisti, favorevoli a una “soft” Brexit ora si faranno sentire di più.

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“Sarà difficile governare e si potrebbe andare addirittura a nuove elezioni entro l’anno”, dice Wyn Grant dell’University di Warwick. La May dopo aver portato il Regno Unito alla prova di un terzo voto in soli due anni, perde la sua scommessa alla fine di una campagna elettorale molto discussa.
“E’ stato un errore autoinflitto, una ferita autoinflitta derivante da un atteggiamento presuntuoso di chi dà per scontato l’appoggio degli elettori”, spiega Brian Klaas, della London School of Economics.
Jeremy Bernard Corbyn, il leader deriso dalla May e indicato dalla premier come l’uomo della catastrode per la guida dei negoziati sulla Brexit, ha spiazzato i suoi oppositori ridando vitalità al Labour di sinistra. “Jeremy Corbyn è riuscito a mobilitare la sua base. Non solo è riuscito ad entusiasmare i giovani ma ha riportato alle urne gente che altrimenti non avrebbe votato”, dice Tim Bale della Queen Mary. Si allontana la possibilità di un secondo referendum sull’indipendenza
dal Regno Unito. La perdita di seggi del partito di Nicola Sturgeon, lo Scottish National Party (SNP), assieme alla sconfitta personale di Alex Salmond, “è un duro colpo” alle speranze di un secondo referendum, commenta il Financial Times. Sturgeon ha detto alla Bbc di “aver bisogno di un po’ di tempo per riflettere”. Dopo l’addio di Nigel Farage, il partito euroscettico Ukip, testa d’ariete nella campagna per la Brexit dello scorso anno, è caduto nell’oblio, passando dall’11% del 2015 al 2%: perso l’unico seggio che aveva nel vecchio Parlamento.

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