L'amaro addio a Guido Quaranta, il compagno campione d'umanità

Componente della mitica Vigilanza di Botteghe Oscure se ne andato dopo un improvviso malore

Guido Quaranta, a sinistra con la barba
Guido Quaranta, a sinistra con la barba
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Gianni Cipriani Modifica articolo

17 Maggio 2017 - 16.53


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Per chi vede le cose dal mio punto di vista, è un altro pezzo della gloriosa storia di Botteghe Oscure che se ne va. In maniera tanto improvvisa quanto assurda.
Guido Quaranta, uno degli storici e mitici componenti della Vigilanza del Pci si è sentito male ed è morto in pochi minuti, dopo essere rientrato da una normalissima giornata di lavoro.
Guido che ho conosciuto tanti tanti anni fa. Baffoni neri e molti chili in meno. Ha lavorato con Macaluso, con Ugo Pecchioli, è stato persona di grande fiducia di Achille Occhetto, il segretario che ha traghettato il Pci nel Pds.
Faceva parte di un gruppo di persone che godevano di grande popolarità e simpatia tra gli iscritti al Partito (il Partito era ed è uno solo e non c’è bisogno di aggiungere altro) nonostante fossero tutti militanti sobri, defilati e che tutto amavano fuorché apparire. Guido era tra questi.
In queste ore di grande tristezza per me e per quelli che l’hanno conosciuto la prima cosa che viene in mente è la profonda umanità e il senso di responsabilità che ha sempre avuto.
E non perché di chi è scomparso si deve sempre parlar bene. Ma perché è semplicemente vero, altrimenti nulla e nessuno mi avrebbe potuto obbligare a scrivere quello che non sento dentro.
In questi anni, a Botteghe Oscure, alle feste de l’Unità e anche al Nazareno (ma un po’ di meno) non c’è stata volta che ci siamo incontrati e che non ci siamo messi a parlare. Del partito, del paese che non ci piaceva ma che tutti volevamo cambiare in meglio. A favore delle classi lavoratrici e non dei padroni. Lui era un “compagno”. Quella parola che da sola significa tante cose, ma soprattutto persona della quale ti potevi fidare e sulla quale potevi contare.
Ieri sera sono stato subito avvertito del dramma che era accaduto. Ci ho messo quasi un giorno per trovare la forza e la lucidità per scrivere parole che mi sono uscite a fatica: continua a sembrarmi impossibile.
Resterà nei nostri ricordi l’uomo che guardava al prossimo prima di se stesso e il rigore di una persona che guardava al futuro portando ed esprimendo dentro di sé il meglio del passato. La storia e le radici che sono state con lui fino all’ultimo giorno.
Alla moglie Antonella, ai figli Sara e Luca il mio abbraccio ma soprattutto quello di tutti coloro che hanno voluto bene e stimato Guido. Un abbraccio affettuoso ma anche pieno di rabbia perché nulla e nessuno ce lo restituirà. E nessun ricordo allevierà la tristezza per non avere più con noi un compagno che ci ha lasciati troppo presto.

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