Finito il primo giro di consultazioni: prima opzione il Renzi bis
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Finito il primo giro di consultazioni: prima opzione il Renzi bis

Ieri le dimissioni del premier-segretario: “Governo di tutti o elezioni dopo il 24 gennaio”. Mattarella punta a nuovo esecutivo entro il 15 dicembre.

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8 Dicembre 2016 - 11.17


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È iniziato alle 18 il tour de force del Presidente della Repubblica Mattarella: 25 colloqui in 48 ore. La giornata chiave è sabato: Guerini e Orfini guideranno la delegazione del Pd. Ed è toto-nomi. Ma soprattutto toto-elezioni. Quanto durerà questo governo? con quali presupposti nasce? Quando si andrà al voto? E, soprattutto, con quale legge elettorale? Mentre Grillo dice “#IoVoglioVotare: no a un governo lacrime e sangue” a cui fanno da eco le dichiarazioni di Di Maio e l’intervista euroscettica di Di Battista alla stampa tedesca, anche Salvini sale sulle barricate:”Il governo vuole imporre con la forza l’accoglienza di migliaia di immigrati anche ai 5.400 Comuni che fino ad oggi hanno detto no. E vuole regalare ai “sindaci buonisti” 500 euro per ogni immigrato ospitato. Ma quale governo? A casa Renzi e Alfano, e a casa anche i 174.000 sbarcati quest’anno! Solo una strada: voto subito”.

Le consultazioni continueranno fino a sabato, poi il presidente si prenderà la domenica di riflessione e dovrebbe lunedì annunciare la sua soluzione alla crisi. Anche se non è possibile escludere un nuovo round di consultazioni. Un punto sembra più saldo degli altri: esattamente tra una settimana, il 15 dicembre, si riunisce il Consiglio Europeo. Per quella data, il Quirinale vorrebbe avere un nuovo governo in grado di rappresentare l’Italia al tavolo dei 27 leader. Un vincolo temporale che restringe molto il campo delle possibili soluzioni alla crisi: di fatto, gli unici nomi in grado di arrivare credibilmente all’incarico e al giuramento (non alla fiducia) per quella data sono lo stesso premier uscente Renzi (il cui reincarico continua a essere l’opzione più gradita a Mattarella), l’attuale ministro dell’Economia Padoan, o l’attuale ministro degli Esteri Gentiloni.

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Le prime consultazioni: Grasso, Boldrini, Napolitano. Il primo ad entrare è presidente del Senato, che al termine del colloquio, non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa. A Grasso segue la presidente della Camera Laura Boldrini, arrivata al Quirinale con qualche minuto di anticipo. Poi tocca al presidente emerito Giorgio Napolitano.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ritiene “inconcepibili le elezioni anticipate” senza leggi elettorali omogenee per Camera e Senato e vuole un governo di scopo in grado di dare al Paese una nuova legge elettorale. Tutti parlano con tutti, tutti fanno ipotesi. E al momento sembra prendere quota una strada più delle altre, soprattutto perché sembra essere la più gradita al Quirinale: l’ipotesi di un Renzi Bis. Secondo alcune indiscrezioni per il Colle la prima opzione è il reincarico al fiorentino. Ma c’è il no del premier dimissionario.

I dubbi di Matteo Renzi su un reincarico: perderei la faccia. L’ipotesi reincarico si scontra però con il no di Renzi, che vorrebbe sfilarsi e indica due vie: elezioni subito dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum, attesa il 24 gennaio, o un governo di responsabilità nazionale con una maggioranza larga, fino alla fine della legislatura.

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Il lungo addio di Renzi si è consumato ieri alle 19, dopo la terza visita al Colle. Si è presentato davanti alle telecamere Ugo Zampetti, segretario generale del Quirinale, e ha letto il comunicato che chiude questa pagina di storia italiana: le dimissioni del premier accettate “con riserva”, dopo aver preso atto del voto in mattinata sulla legge di stabilità. Renzi resterà a Palazzo Chigi “per gli affari correnti” fintanto che Mattarella non avrà individuato il suo successore. La caccia inizierà stasera con le consultazioni iniziando da Grasso, presidente del Senato, proprio lui che molti vedrebbero su misura per guidare un “governo istituzionale”. Poi Boldrini e quindi Napolitano, nella sua veste di Presidente “emerito”.

Una estenuante maratona di colloqui, ben 25 nell’arco di due giorni che Mattarella si sobbarcherà con lo scrupolo di non lasciare fuori nessuno, nemmeno quell’Unione Sudamericana Emigrati Italiani di cui alzi la mano chi conosceva l’esistenza. Unica peculiarità: i partiti piccoli avranno 20 minuti per esprimersi; mezz’ora le forze intermedie tipo Fratelli d’Italia, Lega o Ap; un’ora intera i tre gruppi che più contano nel cerimoniale quirinalizio, cioè Forza Italia, M5S e Pd. Lo schema sembra quello solito delle 62 crisi di governo in settant’anni di Repubblica, eppure dietro questo “tour de force” si può leggere una logica politica: arrivare sabato pomeriggio all’ultimo colloquio, con la delegazione Democratica, avendo chiaro se la strada del governo con tutti dentro, del grande “embrassons-nous” è praticabile o meno. E da lì passare oltre. 

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L’intervento di Renzi alla direzione del Pd.   “Siamo il partito – ha detto di fronte al partito – di maggioranza relativa. Dobbiamo dare una mano al presidente della Repubblica a chiudere la crisi” di governo “nelle modalità che individuerà”.  “Un passaggio interno” di riflessione sul risultato del referendum “sarà molto duro nella chiarezza che deve contraddistinguere il Partito democratico, ma dovrà arrivare dopo la crisi di governo che si dovrà aprire adesso”. “Propongo – ha detto Renzi facendo intuire che lui non farà parte della delegazione – che ci sia una delegazione al Quirinale composta da uno dei due vicesegretari, Guerini, dal presidente” Matteo Orfini “e dai due capigruppo” Ettore Rosato e Luigi Zanda. “Propongo che la direzione sia convocata in modo permanente per consentire alla delegazione di venire a riferire quando vi saranno elementi di novità”, aggiunge.

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