Marino consuma la sua vendetta: non potrò votare Giachetti
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Marino consuma la sua vendetta: non potrò votare Giachetti

L'ex sindaco della capitale: la Raggi intelligente e determinata. I miei elettori voteranno lei per dare uno choc al Pd.

Ignazio Marino, ex sindaco di Roma al voto
Ignazio Marino, ex sindaco di Roma al voto
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10 Giugno 2016 - 09.48


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L’ex sindaco di Roma defenestrato dal Pd si toglie qualche sassolino dalla scarpa. Non voterà Giachetti domenica prossima. Certo, non fa l’endorsmente esplicito a favore della grillina ma pone una condizione quasi impossibile: “se Giachetti si presenta con un foglio firmato da Renzi in cui dice che è stata un’azione gravissima deporre il sindaco con un atto notarile, lo voto. Altrimenti, mi dispiace, non posso votarlo”.

Così Ignazio Marino consuma in un’intervista a La Stampa la sua vendetta contro il Pd. Un Pd che lui stesso ha fondato ma che, a sua detta, lo ha tradito. E alla domanda esplicita “lei voterà turandosi il naso per Giachetti?” il marziano risponde:  “Voterò sicuramente, ma non voterò turandomi il naso, non sono tipo. Voterò respirando a pieni polmoni. Vorrei due impegni: uno, la promessa scritta che chi vince non farà più debito, quindi la continuità con la mia gestione. Due, l’impegno a non fare più porcherie politiche come quella imposta a me”. Insomma, due più due fa quattro, e se non è un’endorsment pieno, lo è tra le righe.

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I suoi elettori. L’ex sindaco di Roma, ha analizzato anche il voto del primo turno in vista del ballottaggio:  “Io al primo turno delle comunali presi 550mila voti, oggi tutta la coalizione ne prende 260mila. Al ballottaggio saranno ancora di più i miei elettori che voteranno per la Raggi. Perché a quelli del primo turno si aggiungeranno anche molti che non avevano votato”. E ancora: “Ieri ero ad Ostia  Miei antichi elettori mi hanno detto “votiamo la Raggi per dare uno choc al Pd”. Il segretario dei giovani democratici di Ostia mi ha invitato domenica a un dibattito. Io gli ho detto che vado ma di chiederlo a Orfini, gli ho chiesto se sapeva che il Pd dalla defenestrazione mi ha bandito da qualsiasi discussione nei circoli. La verità è che dalle periferie ci ha allontanato il commissario Orfini”. Secondo Marino sul voto di Roma ha pesato anche la distanza di D’Alema: “Certo. C’erano quartieri di sinistra dove lui era di casa, dove noi prendevamo il 70 per cento e dove oggi il Pd perde disastrosamente”.

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Sulla Raggi. Per il marziano  è “una persona determinata, non certo inconsapevole delle difficoltà; una donna intelligente, dai tratti caratteriali anche severi, e con una certa durezza. Non è intervenuta spesso in Consiglio comunale ma non era il capogruppo del M5s. Denigrarla è stata un’altra delle manifestazioni dell’arroganza di questa stagione del Pd, oltre che un grave errore tattico”.

La vendetta? Alla domanda diretta “Ignazio Marino, si sta prendendo una rivincita, con le elezioni romane?” L’ex primo cittadino risponde:  “No. A me quello che sta succedendo, il trionfo della Raggi e il Pd che arranca, non fa affatto piacere. Ma era inevitabile che accadesse. È in atto una strategia suicida del Pd, un partito che ho contribuito a fondare ma così com’è dev’essere totalmente rifondato. Questo non è il mio Pd, un partito che silura il suo sindaco, umilia la città mandando un commissario e poi cerca di imporre come sindaco un fedelissimo del premier ex capo di gabinetto di Rutelli”. 

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