Rischi e sospetti dopo il discorso di Renzi

Forse i leader, a cominciare da Matteo Renzi, trascurano il rischio rappresentato dalla non elezione dei due giudici costituzionali. [Nuccio Fava]

Nuccio Fava
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18 Settembre 2014 - 09.55


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di Nuccio Fava

Un vulnus grave al sistema di garanzie democratiche della Repubblica. Il presidente Naolitano ha espresso in massima misura la propria preoccupazione, ma gli attori politico-parlamentari non hanno assolto i loro doveri di rappresentanti del popolo, sebbene siano stati convocati per l’ennesima volta subito dopo l’intervento di Renzi in Parlamento.

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La piattaforma programmatica e le scadenze anche temporali indicate dal Presidente del Consiglio esulano dalle formule generiche, dalle buone intenzioni e dalle promesse di maniera. Quello di Renzi è parso il primo vero discorso politico sul grave momento dell’Italia e sulle misure indispensabili per farvi fronte.

Questa impostazione è comunque in qualche modo riuscita a porre Parlamento e partiti di fronte alle proprie responsabilità, specie ovviamente le forze di maggioranza ma, indirettamente, anche Berlusconi e la sua opposizione responsabile. Non pochi commentatori tuttavia la hanno interpretata come un ultimatum.

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Il sottinteso dei “mille gorni” sarebbe il lato oscuro del discorso di Renzi: o si procede lungo le direttrici del governo in Italia e in Europa, oppure le elezioni anticipate saranno sbocco inevitabile.

Non sarebbe però semplice. Renzi ha annunciato in tutte le salse che il suo obiettivo è riformare e cambiare a fondo un paese ingiusto e ingessato, che non cresce più da troppo tempo. In aggiunta, l’assenza di questo percorso riformatore renderebbe impossibile all’Italia spingere efficacemente per nuove politiche economiche in Europa.

Si tratterebbe in ogni caso di una crisi assai grave e nulla garantirebbe a Renzi lo straordinario successo delle europee.

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Naturalmente,anche i sospetti fanno parte della politica e sicuramente sono boccone prezioso per TV e giornali. In ogni caso, oltre e nonostante Renzi pur sempre vigile sul Colle c’è Giorgio Napolitano che si è sobbarcato l’onere della rielezione a ben precise condizioni. Che sono l’opposto dell’avventurismo e del marasma, ma garanzia di assunzione di responsabilità e di servizio alla Repubblica.

Nuccio Fava
Roma, 17 settembre 2014

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