Candidati e programmi, partito per partito

Lo sapevate che Schulz è un ex alcolista? O che Tsipras fosse un ex ingegnere? [Franco Fracassi]

Candidati e programmi, partito per partito
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23 Maggio 2014 - 09.30


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di Franco Fracassi

Per dovere di informazione, e per farvi scegliere con maggiore coscienza, Popoff ha deciso di raccontarvi chi sono i candidati alla presidenza della Commissione europea e quali sono i loro programmi.

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Partito socialista europeo

Lo voteranno tutti coloro che sceglieranno il Partito democratico.

Il candidato presidente è il tedesco Martin Schulz.

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Il cinquantottenne Schulz è figlio di padre minatore e madre alto borghese (della Cdu). Da giovane è stato calciatore, e in seguito a un grave infortunio è diventato per un certo periodo alcolista. Ha fatto carriera in varie case editrici, fino a diventare proprietario di una libreria. A diciannove anni si è iscritto al Partito socialdemocratico. Nel 1984 ha iniziato la sua carriera politica. È entrato nel parlamento europeo nel 1994, dal 2004 è capogruppo del Pse e nel 2012 è stato eletto presidente dell’europarlamento.

Schulz non è tra i parlamentari più presenti e ha appoggiato le politiche rigoriste promosse dal presidente della Commissione José Manuel Barroso. In politica internazionale è filo palestinese ed è entrato più volte in polemica con il governo israeliano.

Il presidente del consiglio Matteo Renzi con il candidato dei socialisti europei Martin Schulz.

Il programma del Pse è riassunto in dieci punti: 1) stanziamenti di bilancio per i giovani sotto i trent’anni per combattere la disoccupazione, oltre a un non meno precisato nuovo piano industriale per l’Europa e l’introduzione di un salario minimo nei Paesi dell’Unione. 2) investimenti in innovazione e ricerca. 3) nuova regolamentazione del settore finanziario e delle banche. 4) redistribuzione della ricchezza tra i cittadini attraverso investimenti nei settori dell’istruzione, dell’assistenza all’infanzia, della cultura, della mobilità degli studenti. 5) fine della disparità salariali e pensionistiche fra generi, tutela della libertà di scelta delle donne in materia di procreazione e sessualità. 6) libertà di circolazione, attraverso politiche sulla migrazione che prevedano assistenza ai Paesi di partenza dei migranti. 7) difesa dei diritti dei consumatori e della tutela della privacy. 8) generico impegno a responsabilizzare i governi locali e nazionali a lavorare per i cittadini europei. 9) promozione dell’impiego di tecnologie ecocompatibili e l’introduzione dello strumento dei Project Bonds, titoli utili a finanziare gli investimenti a favore dell’economia verde, dell’energia rinnovabile e della tecnologia. 10) l’Europa dovrebbe agire da attore globale, senza però prevedere competenze efficaci in politica estera.

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Partito popolare europeo

Lo voteranno tutti coloro che sceglieranno Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Udc.

Il candidato presidente è il lussemburghese Jean Claude Junker.

Il cinquantanovenne Junker prima di entrare in politica ha fatto l’avvocato. Nel 1974 si è iscritto al Partito popolare cristiano sociale. Junker è uno dei politici europei ad aver ricoperto più cariche. Primo ministro del Lussemburgo, presidente dell’Eurogruppo (organo informale che riunisce i ministri dell’Economia e delle Finanze degli Stati membri dell’Eurozona), governatore della Banca mondiale, governatore del Fondo monetario internazionale, governatore della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). E ancora, ministro delle Finanze e del Lavoro.

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Quando è iniziata la crisi economica greca Junker è stato in prima fila nel promuovere le politiche di austerity della troika, salvo poi criticare l’asse franco-tedesco (nonostante per quindici anni fosse stato intermediario proprio delle istanze franco-tedesche in Europa).

Juncker si presenta come un convinto europeista, di posizioni conservatrici e cristiano-democratiche. Tuttavia, appoggia misure quali il salario minimo europeo ed è a favore degli Eurobond.

I suoi detrattori lo accusano di essere un politico da troppo tempo, di essere stato uno dei responsabili della crisi economica europea e, di essere troppo legato al sistema bancario (ha difeso per troppo tempo l’istituto del segreto bancario in Paesi come il suo Lussemburgo).

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Il candidato dei popolari europei Jean Claude Junker.

Junker ha dichiarato dopo la sua elezione: «L’euro ci ha protetto. È stato fatto di tutto per evitare la catastrofe. Anche se ci sono stati degli errori, l’impostazione economica di base dell’Unione europea è stata quella giusta, anche se talvolta le misure prese sono state un po’ dure». E ancora: «Il Ppe sostiene un’Unione europea che sappia affrontare con decisione e unitariamente le grandi questioni, lasciando quelle di minore entità alla capace responsabilità dei singoli Paesi».

Altri punti del suo programma sono: sostegno alle imprese attraverso finanziamenti a progetti e maggiore facilità di accesso al credito; investimenti in istruzione, ricerca e tecnologia; una maggiore cooperazione in materia di gestione dei confini; una maggiore prudenza circa l’allargamento dell’Ue; investimenti nel campo delle energie rinnovabili.

Il candidato della sinistra europea Alexis Tsipras, che da anche il nome alla lista elettorale. Gruppo Europa della libertà e della democrazia

Lo voteranno tutti coloro che sceglieranno L’altra Europa con Tsipras.

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Il candidato presidente è il greco Alexis Tsipras.

Il trentanovenne Tsipras subito dopo la laurea in ingegneria civile si è occupato di rilevazione e pianificazione territoriale nell’ambito di un programma interministeriale organizzato dall’università di Atene, oltre a firmare diversi progetti di costruzione di edifici, sempre ad Atene.

Tsipras inizia a far politica guidando la rivolta studenesca nel 1990, per poi entrare nel Partito comunista greco, da cui si è allontanato nel 1999. A quel punto il giovane ingegnere si è impegnato attivamente nel processo di creazione del social forum greco (in qualità di segretario giovanile del partito Synaspismos), partecipando alle proteste e ai cortei internazionali contro la globalizzazione neoliberista, tentando inutilmente di raggiungere Genova nel luglio 2001 per il G8. Nel 2008 (a trentatré anni) Tsipras è divenuto il leader più giovane di un partito politico greco. Partito che è stato trasformato in Syriza nel giro di un anno, e che è stato portato dal 4,6 al 26,9 per cento nel giro cinque anni.

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Due dei candidati italiani di L’altra Europa con Tsipras: Moni Ovadia e Barbara Spinelli.

«L’attuale composizione del parlamento europeo è dominata dalle forze del consenso neoliberista. C’è un bisogno urgente di un cambiamento politico. Dobbiamo fare di tutto per mettere in scacco i responsabili della crisi e del suo peggioramento. È dunque necessario rafforzare la sinistra al parlamento europeo per sostenere il progetto alternativo e le forze che se ne fanno carico. Durante questa campagna, la nostra ambizione è di permettere la coalizione dell’insieme delle forze che non vogliono più l’austerità e che cercano soluzioni di uscita dalla crisi», ha dichiarato Tsipras all’inaugurazione della sua campagna. «La crisi del capitalismo non è congiunturale, bensì sistemica. Lo strapotere della finanza e il paradigma neoliberista sono alla base dell’Unione Europea per come è adesso. L’Unione Europea è stata costruita al servizio della finanza, e il suo ruolo è quello di servire i mercati, anziché i popoli d’Europa. Le privatizzazioni, la precarietà, la riduzione della protezione sociale, la repressione, l’euro e la Bce sono strumenti al servizio del capitale. Con la crisi le perdite della finanza sono state socializzate, ed è stato privatizzato tutto quello che era possibile privatizzare per garantire alle élite economiche altri profitti. I piani di salvataggio per gli stati sono in realtà serviti a salvare le banche, e hanno comportato da parte degli stati più deboli dell’Unione l’accettazione di misure severissime di austerità e di privatizzazioni selvagge. Inoltre, l’avanzare della crisi va di pari passo con l’avanzare dell’autoritarismo. Il capitalismo non può essere umanizzato».

Il programma de L’altra Europa con Tsipras recita: «Lavoro e produzione. Occorre in primo luogo innalzare il livello dei diritti dei lavoratori salariati, garantendo l’uguaglianza fra i due sessi si fronte al lavoro. Una remunerazione minima e una pensione minima decenti sono al centro delle priorità della sinistra europea. Bisogna ridurre i tempi del lavoro senza ridurre i salari o allungare l’età della pensione. Inoltre, è necessaria una riappropriazione pubblica di alcuni settori strategici. Ogni tipo di privatizzazione dei servizi pubblici è combattuta con fermezza. Occorre sviluppare le energie rinnovabili e applicare misure di risparmio energetico. Deve essere promosso un nuovo modello di agricoltura, che deve essere equo e sostenibile, che garantisca agli agricoltori guadagni decenti. L’uscita dall’euro non porterebbe verso politiche più progressiste, in quanto non tocca il potere dei mercati finanziari. La Bce e le banche nazionali vanno sottoposte al controllo pubblico e democratico. Nell’immediato, può essere introdotta la Tobin Tax. Almeno una parte dei debiti insostenibili deve essere cancellata. Una banca pubblica europea potrebbe finanziare a tasso zero la spesa pubblica degli Stati membri. Le imposte sul capitale nei diversi Paesi devono essere generalizzate. I prodotti finanziari tossici e i paradisi fiscali vanno combattuti.
 Il potere deve essere trasferito dalla Commissione europea alle assemblee elettive. La Commissione deve avere soltanto un ruolo esecutivo. La Nato va smantellata, e le basi militari straniere sul territorio Ue devono essere chiuse. Gli accordi di Schengen devono essere aboliti, il Grande mercato transatlantico (Ttip) rifiutato».

Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa

Lo voteranno tutti coloro che sceglieranno Scelta Europa, Radicali e Italia dei Valori.

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Il candidato presidente è il belga Guy Verhofstadt.

Il sessantunenne Verhofstadt è stato eletto per la prima volta quando aveva diciannove anni nel consiglio comunale di Gand, la sua città. Membro dei Democratici liberali e fiamminghi (Vld), è stato per nove anni primo ministro del Belgio. Da cinque anni è parlamentare europeo nonché presidente dell’Alde.

Il candidato dei liberali europei Guy Verhofstadt.

Verhofstadt è un convinto sostenitore di un’Europa federale, rilanciando l’idea degli Stati Uniti d’Europa, affermando che l’unica risposta alla crisi economica sia un’unione politica ancora più stretta tra gli stati europei e l’assegnazione di ulteriori poteri a Bruxelles. Tra i principali punti del suo programma, il belga propone di incentivare la mobilità nel mercato del lavoro e creare un’unione bancaria più efficiente a livello europeo.

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Verhofstadt definisce la sua politica «liberale del doppio binario: rigore nei bilanci e crescita».

Verdi e Alleanza liberale europea

Lo voteranno tutti coloro che sceglieranno i Verdi.

I candidati presidente sono due: il francese José Bové e la tedesca Franziska “Ska” Keller (chi conquisterà più voti sarà il vero candidato).

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La trentatreenne Keller è nata in Germania Est ed è deputata europea dal 2009. I pilastri della sua politica sono l’antirazzismo e l’internazionalismo.

Molto più complessa la biografia del sessantenne Joseph Bové. Figlio di professori universitari presso la californiana università di Berkley, il francese parla fluentemente l’inglese, avendo passato la sua infanzia negli Stati Uniti. Attivista anti-militarista a ventitré anni, diventando, poi, allevatore di pecore, dedito alla produzione di formaggio roquefort.

La candidata dei Verdi europei Ska Keller.

Bové è gandhiano e cattolico, fautore del ritorno alla terra, della semplicità di vita e dell’uso della nonviolenza nelle lotte sociali. Nel corso degli anni è divenuto una delle figure più visibili del movimento contro la globalizzazione neoliberista. Leader no global della confederazione contadina, che si oppone da sempre con forza agli ogm, oltre che portavoce di Via Campesina.

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Attivista antinuclearista per conto di Greenpeace, in Palestina contro l’occupazione israeliana, al fianco dei Sem Terra brasiliani, in Colombia, in Burkina Faso, in India, l’allevatore francese è stato il testimone
per eccellenza che un altro mondo è possibile.

Il candidato per i Verdi europei José Bové.

«I Verdi si batteranno per una strada verde ed equa per l’uscita dalla crisi, per portare la disoccupazione giovanile tra i primi punti dell’agenda politica europea, per proteggere i diritti di rifugiati e migranti, commercio equo invece di commercio libero, per la lotta al cambiamento climatico, e per più democrazia», ha dichiarato la Keller.

«Abbiamo bisogno di un’Europa che protegga le donne e gli uomini da una globalizzazione che sta distruggendo lavoro e ambiente», ha detto Bové.

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Il programma dei Verdi e Alleanza liberale europea prevede la lotta ai cambiamenti climatici, lo sviluppo di un’economia verde, quello di linee di trasporto verdi e la necessità di proteggere i dati personali (violati dall’agenzia di spionaggio Usa National Security Agency).

Alleanza europea per la libertà

Lo voteranno tutti coloro che sceglieranno la Lega Nord.

Non c’è un candidato ufficiale, ma la leader incontrastata del gruppo è la francese Marine Le Pen.

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La quarantacinquenne Le Pen è figlia del fondatore del Front National, nonché membro dell’organizzazione terroristica Oas, Jean-Marie. Avvocato e membro dell’europarlamento dal 2004, la Le Pen ha divorziato due volte, nonostante si dichiari cattolica tradizionalista.

La politica francese è in attesa di un processo in cui è imputata per incitazione all’odio, alla discriminazione e alla violenza.

«È un’eresia ecologica consumare prodotti coltivati a ventimila chilometri di distanza e riciclare i rifiuti migliaia di chilometri più avanti. Bisogna sostenere la politica agricola del chilometro zero». La Le Pen sostiene la moratoria sull’immigrazione ed è contraria a leggi che favoriscano una categoria sociale o di genere nel mondo del lavoro. «La nazionalità è ereditata o meritata».

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Il Front National pur dichiarandosi partito confesisonale, sostiene la laicità dello Stato ed è contraria ai sussidi statali ai culti religiosi, perfino alla religione cattolica.

La candidata dell’estrema destra europea Marine Le Pen.

La Le Pen è anche contraria ad aborto, eutanasia, euro e Nato; mentre è a favore della pena di morte.

Nel manifesto elettorale di Alleanza europea per la libertà si parla dell’introduzione della strumento referendario, a livello nazionale, che chiami i cittadini a pronunciarsi sulle decisioni rilevanti prese a Bruxelles. Il referendum, inoltre, dovrebbe essere istituzionalizzato anche per sottoporre al parere degli elettori le politiche di allargamento della Ue. «Eaf si batterà per la fine dei prestiti agli Stati in difficoltà. Queste nazioni dovrebbero essere libere di uscire dalla moneta unica. A tale riguardo, dovrebbe essere prese in considerazione modalità concertate di uscita dalla zona euro per tutti i paesi membri. In questo modo tutti gli Stati potranno decidere se tornare alla moneta nazionale e, se necessario, svalutare per rilanciare la competitività». Inoltre, «bisognerebbe rilanciare la politica dei dazi doganali. Tali protezioni, secondo Eaf, metteranno un freno all’importazione di beni provenienti da Paesi al di fuori della Ue e avranno un effetto benefico sull’economia continentale».

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Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle non aderiscono ad alcun gruppo parlamentare europeo, e non hanno alcun candidato alla presidenza della Commissione.

Due dei candidati di Fratelli d’Italia Guido Crosetto e Giorgia Meloni.

Per dovere di cronaca, questi sono i punti principali del programma di Fratelli d’Italia: «Scioglimento concordato dell’Eurozona, sospensione della partecipazione dell’Italia al Fiscal Compact e al Fondo salva Stati, limitazione degli effetti del Patto di stabilità e crescita, cooperazione europea per contrastare l’immigrazione selvaggia, difesa delle radici cristiane e dei valori non negoziabili della vita, nascita di un’agenzia di rating europea, nascita di un centro nazionale di programmazione per il pieno utilizzo dei fondi europei, difesa in Europa del valore identitrio ed economico dell’agricoltura italiana».

Questi invece sono i sette punti del programma del Movimento 5 Stelle: «Abolizione del Fiscal Compact, adozione degli Eurobond, alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune, investimenti in innovazione e nuove attività produttive escluse dal limite del tre per cento annuo del deficit di bilancio, finanziamenti per attività agricole e di allevamento finalizzate ai consumi nazionali interni, abolizione del pareggio di bilancio, referendum per la permanenza dell’euro».

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