Si fa sempre più serrato il pressing di Forza Italia sul premier Renzi per l’approvazione della riforma elettorale. Brunetta lancia un ultimatum: o approva la riforma elettorale prima di Pasqua, o casca siamo fuori da ogni accordo. Ma il premier non ci sta: “Le riforme le facciamo” e “abbiamo rispetto per Fi”, ma “non accettiamo ultimatum da nessuno, men che meno da Brunetta”. Renzi derubrica la vicenda a “questioni interne a Fi” che devono “risolvere tra loro”. Il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, sostiene Brunetta e al ministro Boschi ha detto che “le riforme sono possibili solo con l’appoggio di Forza Italia”.
Il capogruppo azzurro alla Camera ha detto: “Noi chiediamo a Renzi, se vuole mantenere la parola, se vuole mantenere i patti, di approvare la riforma elettorale prima di Pasqua, altrimenti casca l’accordo con Berlusconi, con Forza Italia”. “La riforma della legge elettorale è ferma da tre settimane al Senato e non è stata ancora consegnata alla Commissione Affari Costituzionali competente. Se è in grado Renzi approvi la riforma elettorale, così com’è stata approvata dalla Camera, prima di Pasqua, se non è in grado, non ha i numeri per farlo, ne tragga le conseguenze, magari anche con le sue dimissioni”, ha aggiunto Brunetta.
Il capogruppo Fi parla anche della riforma del Senato: “La riforma del Senato è stata approvata lunedì scorso dal Consiglio dei ministri, ma quella riforma non è stata consegnata agli uffici competenti di Palazzo Madama, il che vuol dire che non esiste ancora, che ci stanno ancora lavorando”.
Renzi: ce la facciamo – Alle provocazioni il premier ha risposto: “Per noi la prima scelta è di stare vicini alle persone che guadagnano di meno, come dimostra la decisione di dare 80 euro in busta paga. Sugli stipendi dei manager aspettate domani, ne parleremo e vedrete, sarete contenti”.
Boschi risponde a Brunetta – “È un’idea di Brunetta, il testo (della legge elettorale, ndr) deve essere ancora esaminato dalla commissione del Senato e a Pasqua mancano 10 giorni”. Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi chiude all’aut aut di Renato Brunetta che ha chiesto al governo di approvare entro Pasqua l’Italicum.
I renziani: il premier non farà la fine di D’Alema – Fin dalla mattina i renziani alla guida del Partito Democratico mettono le mani avanti, consci che i berlusconiani duri e puri vogliono la battaglia. “Sulle riforme Renzi non farà la fine di d’Alema e della Bicamerale”, ha pronosticato Matteo Richetti. “Quando Berlusconi e Forza Italia hanno preso un impegno davanti al Paese, sapevano bene quali fossero i destini giudiziari del loro leader”, ha poi detto Dario Nardella ricordando anche l’altra faccia del malessere forzitalista. Il fatto che, fra appena tre giorni, un tribunale deciderà se il cittadino Berlusconi Silvio andrà ai servizi sociali o agli arresti domiciliari.
Toti: restano i paletti della riforma – “Berlusconi ha accettato di fare le riforme assieme a Renzi, riforme che Berlusconi vuol fare dal 1994 per fare cose utili al Paese ma che siano riforme serie e fatte bene”, ha detto Toti. Sulla riforma del Senato, in particolare, sottolinea: “La vogliamo scrivere decentemente invece che su un folgio a quadretti, dove la Lombardia ha gli stessi rappresentanti della Val d’Aosta?”. Per Toti, comunque, “i paletti” della riforma restano: “Riduzione dei costi e dei parlamentari e fine del bicameralismo perfetto”. Ma, evidenzia, “o facciamo una cosa seria o il Senati lo aboliamo”.
E ha aggiunto: “La verità è che queste riforme sono possibili solo con l’appoggio di Forza Italia, che è un vero partito riformista. Noi diciamo a Renzi: non molliamo questo percorso di riforme, ma non scarichi sul Parlamento e su di noi tutti i guai che gli danno i suoi”. ”Alla Boschi voglio ricordare che senza Forza Italia la legge elettorale non sarebbe passata alla Camera, dove c’erano i franchi tiratori del Pd. Senza di noi non sarebbe passata nemmeno l’abolizione delle province, che tra parentesi non sono state abolite ma è stato abolito il diritto di voto per le province”, ha spiegato Toti.
E il consigliere politico di Berlusconi evidenzia: “I patti del Nazareno sono la rotta: non vorrei che si dimenticasse che l’Italicum è uscito dal Nazareno in un modo e poi Renzi ha chiesto a Berlusconi, per favore, di rinegoziare alcuni punti della legge. L’Italicum è uscito molto bene dal Nazareno, è uscito benino dalla Camera, non vorremo che uscisse male dal Senato”.
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