Stamattina, o stanotte, alle 4.30 un’abbaiar di cane mi ha svegliato e mi ha lasciato lì a pensare per qualche tempo. Pensavo al canuccio chiuso fuori su un terrazzo al freddo e alla pioggia. Mi chiedevo come avessero fatto i padroni a dimenticarlo fuori casa o se avessero le orecchie talmente piene di cerume da non sentire il cagnetto che abbaiava non alla luna ma alle nuvole.
Lo sputo (nel senso di piccolo) d’animale è di quelli che non farei entrare in casa nemmeno dietro pagamento. Secco, nervoso, con le zampette fini e con le unghie in fuori, di quelli che se li prendi in braccio non ti trasmettono nemmeno un po’ di calore e alla bisogna ti mordono anche le caviglie. Insomma degli animaletti fastidiosi anzi che no.
Quei canucci che i mariti regalano alle mogli senza che queste lo abbiano chiesto. Quegli esserini che la domenica mattina vengono portati a spasso (più spesso trascinati) da pensionati (e non solo) incazzati e incazzosi. Animaletti, che non vorresti avere mai, che alla fine ti strappano anche una carezza perché non è colpa loro. Ecco, erano pensierini inutili che mi hanno accompagnato fino sulla soglia di un nuovo sonno.
E i partitini che c’entrano? Boh!
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Un amico, in una mail, mi dice: “Certo quel Renzi proprio non ti piace …”. È vero, Renzi non mi piace proprio. A parte un’antipatia spontanea sul piano fisico, che ci volete fare son fatto così, c’è anche un’antipatia – termine riduttivo – sul piano politico. Ancora non trovo, nelle sue parole, qualcosa che mi ispiri fiducia, che instilli in me un piccolo dubbio sul fatto che io stia sbagliando. D’altronde sono quello che dice: mi siedo dalla parte della ragione perché tutti gli altri posti erano occupati.
Ma come non prendersela con Renzi dopo il trattamento riservato a Berlusconi? Quest’ultimo è l’unto dal signore che ha avuto milioni di voti da parte di tutti gli italiani, per il momento Renzi è stato votato come sindaco di Firenze, e presidente della provincia prima, grazie al Pd, partito che vuole distruggere con parole, opere ed omissioni. Se poi ci atteniamo alla dichiarazione che lui va avanti perché ha ottenuto due milioni di voti alle primarie del Pd (siamo sicuri che fossero tutti elettori di quel partito?) occorre ricordargli che forse due milioni di voti in confronto alla platea elettorale italiana son ben poca cosa. Per esempio, con la “sua” legge elettorale non entrerebbe nemmeno in parlamento ma sarebbe solo il capo di un partitino che vorrebbe porre veti.
Con la tanto vituperata legge proporzionale, e i tanto temuti partitini con il diritto di veto, dal dopoguerra abbiamo ottenuto: la sanità pubblica, la scuola pubblica, il divorzio, l’aborto, la legge 180, lo statuto dei lavoratori, ecc.
Cosa abbiamo conseguito dopo? Fatevi la domanda e datevi la risposta. (Questa la riporto pari pari dal mio profilo Fb, senza correzioni perché mi è venuta proprio bene).
Ma senza proseguire nell’analisi politica, altri ben più bravi e preparati di me si sono dati da fare nel disquisire su Renzi, Cuperlo, Pippone Civati, Barca che rema da solo e altri che non mi sembra proprio il caso. Solo un accenno al rinato Partito Comunista di Marco Rizzo. Su la Repubblica di domenica alla domanda: Nel solco di Stalin, insomma, risponde: Lo stalinismo fa parte del nostro patrimonio, ma noi siamo marxisti-leninisti. Bravo, hai capito tutto. Ma torniamo a Renzino.
Nel suo incontro con Berlusconi, oltre ai motivi di decenza politica, c’è anche un problema di opportunità e di forma. Forma che spesso è anche sostanza. Cosa sarebbe costato fare l’incontro con Berlusconi in campo neutro? Che dire, alla Camera o al Senato dove sarebbe dovuto entrare dopo aver ricevuto un passi come visitatore ed aver marcato la sua condizione? No, troppo complicato e non avrebbe raggiunto l’obiettivo di esacerbare gli animi della componente di sinistra(?) del Pd. Ma se poi il fine ultimo fosse proprio questo? Irritare al punto che questi se ne vadano.
Però non si può non dedicare qualche riga anche a quei puristi della sinistra(?) del Pd. Ma una-posizione-una chiara e decisa che possa perlomeno dare un’idea di fermezza e barlume di condivisione da chi ancora spera in un minimo di resipiscenza politica? Lo so, chiedo troppo.
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