Sul cognome ai figli l'Europa ha condannato la discriminazione

Ecco perché l'Europa ha condannato l'Italia, che non permette ai genitori di scegliere quale cognome dare ai loro figli, ma privilegia sempre quello paterno. [G. Paterniti]

Sul cognome ai figli l'Europa ha condannato la discriminazione
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8 Gennaio 2014 - 16.13


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di Giuseppina Paterniti

È una condanna per discriminazione tra i coniugi e per non aver rispettato la vita familiare e privata. Due diritti che la Corte europea per i diritti umani di Strasburgo ora vuole che l’Italia ripristini. Alla Corte avevano fatto appello nel 2006, tappa finale di un lungo iter di battaglie italiane, i coniugi Cusan Fazzo. Nel 1999, avrebbero voluto imporre alla loro primogenita il cognome della madre, come è possibile fare in tanti altri paesi dell’Unione Europea, a partire dalla Francia.

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Ma in Italia, e solo dal 2000, il cognome materno è ammesso soltanto in accompagnamento a quello paterno.
E così i giudici hanno condannato l’Italia.

Le spiegazioni sono chiare. La Corte riconosce che la regola di dare ai bambini il cognome del padre nella pratica può essere necessaria e non viola la convenzione europea dei diritti umani, sottolinea però, che una violazione è, invece, la mancanza di deroga.

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Violazione è cioè il non dare la possibilità a una coppia di decidere per i propri figli quale cognome usare, se quello del padre o della madre.

Insomma, dicono i giudici, l’Italia applica una regola rigida e discriminatoria, discriminatoria verso le donne, ora deve cambiare sia le pratiche che le leggi. Quel tentativo del Parlamento italiano per l’appunto nel 2000, di mettersi in linea con la Convenzione europea, dando il diritto di usare come secondo cognome quello della madre, per la Corte di Strasburgo non è sufficiente, non risolve appieno il problema del diritto.

Da qui l’invito a cambiare le pratiche e la legge. La sentenza sarà definitiva fra tre mesi ma ora tocca al Parlamento italiano fare la sua parte, accettare che si tratta di una regola anacronistica, di discriminazione sessuale, retaggio di una cultura fondata sulla figura paterna a partire dalla quale si costruiva l’asse ereditario, e cambiare rapidamente.

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Per fortuna che c’è l’Europa a ricordarci che siamo da un bel pezzo nel 2000… e dire che qualcuno…. forse non a caso… ne farebbe volentieri a meno!!!

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